Massimo Volume
Voto: Â 3 stelle
Voto utenti: Â 5 stelle
Casa discografica: La Tempesta
Anno: 2010
Dopo il ritorno sui palchi e un album dal vivo, per completare il ritorno in pista dei Massimo Volume mancava solamente un disco in studio. E ora è arrivato. Non deve essere stato facile e non è un caso se il primo pezzo, Robert Lowell, sembra quasi esorcizzare il momento fatidico (“Dimentichiamo tutto questo… il terrore dell’assenza… e continuiamo ad andare, gli occhi chiusi, le braccia aperte, in equilibrio, nel nostro monotono sublime…”) anche ad uso di chi ascolta. Il rientro è sempre difficile. Quale tassello aggiungere a una storia tra le più originali dell’ultimo rock italiano?
Cattive abitudini prova con brani che non sfigurano rispetto al resto della produzione. Nei testi, d’autore di Clementi, ma anche nelle musiche. Non ci sono grandissime novità , è vero, eppure si ritrovano le caratteristiche già apprezzate e familiari, dai momenti liquidi e più lirici alle sfuriate noise, al rigore obliquo di certe basi strumentali. Il disco è stato tutto registrato con macchine analogiche, in un’atmosfera volutamente distaccata, sospesa, fuori dal tempo. Alla matrice sonica hardcore del primo disco Stanze, anno 1992 – nei brani più diretti, furenti, con il tipico muro di chitarre e un declamato incalzante: è il caso di Litio e Fausto – ai momenti più onirici, alle pause, alle tessiture più sottili, alle frasi ipnotiche, a un suono cadenzato per cui già allora era il caso di parlare di post-rock. Un disco che ci riconsegna una band come l’avevamo lasciata, una nota positiva quindi, ma anche necessariamente un punto di partenza.
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