Vicino il rilascio di Aung San Suu Kyi:
le carte sarebbero già state firmate
Davanti alla casa della premio Nobel per la pace sono aumentati i blindati anti sommossa. E ai cancelli si stanno radunando i supporter partiti da tutta Yangon
(Ap)MILANO – L’ordine di rilascio per Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione birmana che ha passato agli arresti domiciliari praticamente 15 anni, sarebbe stato firmato dalle autorità militari. Il via libera sarebbe stato confermato da fonti della giunta militare, coperte dall’anonimato. «Quel che possiamo dire è che le carte sono state firmate», ha detto ad Apcom Win Tin, leader storico di Lega nazionale per la democrazia, dalla sede di Rangoon. Una sede dove a centinaia si sono riuniti fin dalle prime ore di questa mattina con le magliette «We stand with Aung San Suu Kyi».
IN ATTESA – «Non sappiamo dire con certezza quando sarà rilasciata e quando sarà libera di muoversi ma speriamo ci raggiunga nella sede come ha già fatto anche in passato», ha aggiunto Win Tin. Intanto su University Avenue Road aumenta il numero di poliziotti e camionette antisommossa si muovono lungo la strada della capitale per prevenire possibili manifestazioni di massa. Fonti dalla Birmania (l’attuale Mynamar), citate dalle Bbc, segnalano un’accresciuta attività della polizia davanti alla casa di Rangoon (ora Yangon) dove la premio Nobel per la pace ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari, ma al momento non vi è conferma ufficiale dell’imminente rilascio.
I SOSTENITORI – Appena la notizia ha cominciato a circolare, molti sostenitori di Suu Kyi si erano radunati davanti alla sede della sua Lega Nazionale per la Democrazia, in attesa di festeggiare la liberazione. Ma alcuni leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld),li hanno poi esortati a tornare domattina, poiché appare ormai improbabile che la leader dell’opposizione birmana venga liberata oggi, come si credeva in un’atmosfera carica di aspettative e speculazioni. Lo riferisce il sito di Irrawaddy, organo di informazione della diaspora birmana. Sabato (alle 13.30 italiane) scade l’ultima estensione degli arresti domiciliari di Suu Kyi, l’ultima delle condanne inflitte alla Signora, come viene affettuosamente e rispettosamente chiamata dai birmani.
IL BRACCIO DI FERRO – Tuttavia si ritiene che Suu Kiy non accetterà il rilascio se sarà condizionato alla rinuncia all’attività politica. E per questo la questione del rilascio effettivo non è ancora stata risolta. La donna esige che la sua libertà sia «incondizionata». Al contrario di altre volte, comunque, il generalissimo Than Shwe sembra abbia davvero intenzione di rispettare i tempi previsti, ma una comunicazione ufficiale del regime ancora manca. In passato, nei sei anni di libertà degli ultimi 21, Suu Kyi aveva dovuto sottostare a diverse restrizioni, tra cui quella di non uscire da Rangoon. Averle sfidate le costò nuovi periodi di detenzione; anche in questa occasione, ha detto il suo avvocato, non accetterà condizioni. Dalla sua prigionia domestica – senza telefono, Internet e con una posta pesantemente censurata – Suu Kyi ha fatto comunque capire di voler tornare attiva una volta libera: vorrebbe persino comunicare con i suoi sostenitori via Twitter.
corriere.it
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E’ libera Aung San Suu Kyi
Esce di casa e saluta la folla
Il premio Nobel per la pace e leader del movimento per la democrazia in Birmania è rimasta reclusa per 7 anni consecutivi, di cui gli ultimi 18 mesi nella sua casa. Si è affacciata davanti al cancello per ringraziare commossa i sostenitori in festa. Tolte le barricate all’esterno della residenza. Ha rifiutato il divieto, dopo la liberazione, di tornare a parlare
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