U2PLACE
Nella giornata di ieri sul blog del Telegraph è stato pubblicato un articolo ad opera di Neil McCormick che parla del concerto di Roma di pochi giorni fa. Neil McCormick è il critico musicale di punta del Telegraph ed è un conduttore radio-televisivo. E’ inoltre autore del libro “U2 by U2” e del film “Killing Bono” che uscirà il prossimo anno ed è praticamente cresciuto insieme alla band. Potete seguirlo su twitter QUI
A questo LINK potete trovare l’articolo originale in inglese. Vi proponiamo una traudizione integrale del pezzo. Buona lettura!
Ecco perchè gli U2 sono ancora la più grande band del mondo
di Neil McCormick. 12 Ottobre 2010
Ok so che sono di parte. Sono cresciuto con questo gruppo e ho una lunga storia personale con loro e questo sicuramente influenza le mie sensazioni. Il passato mi è stato ben chiaro davanti a me questo weekend quando ero a Roma per vedere l’ultimo concerto della leg europea del 360 Tour
Guardando fuori dal finestrino di un aereo sopra un mare di nuvole, pensavo a quando prendevo il bus n°31 per andare a vedere questo gruppo suonare in club, pub, college, bar di hotel, discoteche e sale di chiese a Dublino. Adesso devo volare attraverso un continente, prendere taxi, treni, aeroplani e bus per essere tragli 89.000 spettatori (in realtà un pò meno, si parla di circa 75.000 presenti. ndr) dell’enorme Stadio Olimpico in questo storico centro della civiltà classica. Non so come si siano sentiti gli altri di fronte al Claw, struttura super hi-tech quasi da fiction aliena, che rappresenta l’elemento centrale del palco degli U2, ma personalmente ho provato un senso di dislocazione e di sconcerto di fronte a qualcosa che una volta era una parte così intima della mia gioventù e adesso si era espanso ed allargato in maniera esponenziale.
Centinaia di persone a lavoro si muovevano sotto il Claw, un piccolo esercito dotato di radio ricetrasmittenti e pass laminati, concentrati sulle migliaia di piccole cose che devono funzionare a dovere per dar vita a questo show, sera dopo sera. Ed il centro di tutto sono 4 musicisti. Una rock band. La stessa band che ho visto iniziare nella palestra della scuola suonando una canzone di Peter Frampton nel 1976, in realtà non proprio la stessa band.
Lo show degli U2 a Roma è stato assolutamente mozzafiato. Qui in una città dove lo spargimento di sangue al Colosseo era il più grande show sulla terra, gli U2 hanno portato la sua controparte del 21° secolo. Solo che questa volta i cristiani non sono stati dati in pasto ai leoni, loro erano i nuovi gladiatori, osannati ed incitati dal popolo non appena saliti sul palco, portando strumenti al posto delle armi, facendo musica e non la guerra.
Lo show a 360 gradi degli U2 è lo stato dell’arte, con un grande cuore pulsante. Le luci abbaglianti, gli schermi che si muovono e si espandono che illuminano l’azione, la presenza fisica del Claw stesso, il suono chiaro sparato verso ogni angolo dello stadio, tutto questo insieme per creare un immenso spettacolo di intrattenimento all’estremo delle possibilità della tecnologia moderna. E sul palco in cerchio ci sono quattro personaggi che suonano canzoni rock dalla struttura particolare ed inventive dal punto di vista sonoro, con testi che provocano e sfidano e cori che improvvisamente si librano in aria portati in alto dalle voci delle decine di migliaia di fans che cantano insieme a squarciagola. Ciò che veramente mi ha colpito è che non si può davvero confrontare l’esperienza di uno show degli U2 a qualsiasi altra cosa. Non si possono nemmeno paragonare gli U2 a loro stessi, o perlomeno non alla band che ho visto nascere.
Avevo un pass di accesso a tutte le aree. Per un po’ ho osservato la scena nel centro hi-tech conosciuto alla crew come Willie’s World (Il Mondo di Willie), dove lo stage designer Willie Williams ed un team di circa 8 persone controllano tutto attentamente su dei monitor comandando il Claw mentre al piano di sotto il tecnico del suono Joe O’Herlihy ed il suo team si prendono cura della parte audio. Ci sono persone che lavorano qui che in realtà non hanno mai visto uno show degli U2, tutto quello che vedono è il loro monitor, il loro lavoro non gli permette di alzare gli occhi e guardare il concerto. Dopo sono andato un po’ più vicino tra le zampe del Claw, a pochi passi di distanza dalla band. E quando Edge è passato vicino a me sulla passerella suonando i suoi riff con la chitarra moltiplicati da una quantità di effetti tale da renderlo quasi un’orchestra ambulante ed allo stesso tempo cantando nel suo microfono headset, con gli occhi che guardavano lontano, ho visto veramente quanto lontano erano arrivati gli U2 ed in quale strano posto si trovavano adesso.
C’erano poi Adam Clayton e Larry Mullen Junior che picchiavano forte presi da uno dei loro ritmi frenetici. C’era Bono che saltava di qua e di là ferocemente aggrappato al suo microfono, quasi ruggendo una nota che veniva dal suo petto fino ad uscire fuori ed arrivare a tutti e perdersi nella notte attraverso le gigantesche casse acustiche sopra di lui. E anche se erano così vicini saremmo potuti tornare indietro al McGonagles Bar a Dublino, i loro occhi fissavano un altro spazio, sopra la mia testa, oltre l’affollato “inner ring†(pit. ndr). Così mi sono girato per vedere cosa vedevano loro e ho visto la moltitudine di persone, la folla spalmata su tutto lo stadio, un unico e denso palpito pulsante di umanità che emanava ed allo stesso tempo si alimentava di musica ed emozioni, braccia alzate in alto e bocche aperte per cantare. C’era una grande energia in quel momento, un’intensa risposta emozionale. Così ho lasciato il mio posto e sono andato fuori in mezzo al pubblico, stando un po’ indietro per poter vedere quei personaggi sul palco e le immagini sopra di loro, le luci e tutto il resto, perché è proprio dietro nei posti “economici†che questo show trova la sua dimensione.
Gli U2 fanno grande musica, per momenti come questi, in posti come questi.
Ho visto il 360 Tour in altre città e potete leggere recensioni e articoli un pò ovunque (inclusi i miei – LINK), ma questo show è il migliore che abbia visto. La setlist è un po’ cambiata e non è più strutturata per promuovere l’ultimo album (No Line On The Horizon) ma ci sono alcuni ripescaggi dal passato e la band sembra non essere più sopraffatta dalla tecnologia e dall’imponenza del Claw. Il tutto è divenuto più unito ed omogeneo, visivamente, acusticamente, emozionalmente…e la band è in forma e suona con quell’intesa che si sviluppa solo dopo molte date suonate insieme di seguito e offre un concerto con una “paradossale†combinazione di feroce intensità e di comoda rassicurazione.
Per me personalmente il momento da far drizzare i capelli è stato il pezzo di opera di Bono (cantato da Pavarotti nella canzone originale) durante Miss Sarajevo, il climax di quella dolce ed intima canzone, cantato in italiano prendendo le note con l’esuberanza di un grande appassionato di opera. Ma ci sono stati tanti grandi momenti dove la canzone, la performance, l’aspetto visuale ed il pubblico si sono uniti insieme in momenti euforici di unione emotiva, suggerendo quel tipo di profonda sensazione di condivisione di esperienza ed emozione che rende la musica rock una specie di versione aggiornata di un rito religioso primitivo
So che non tutti condividono il mio amore per gli U2, e perchè dovrebbero? Alcuni non andrebbero mai a vedere un concerto del genere e considerano il rock da stadio una cosa forzata. E’ una questione di gusti. Ma se per un momento lasciamo da parte tutto quello che viene scritto sugli U2 e le loro ricchezze (nonostante quello che dicono gli scettici, dovrebbe perlomeno essere riconosciuto il fatto che gli U2, come la maggior parte delle rock band, ottimizzano le loro tasse e non sono evasori) e magari anche le continue opinioni discordanti sulla necessità e l’efficacia delle missioni di beneficenza e di carità delle celebrità (qualcuno sarà stanco di sentire le sue idee, ma Bono usa il suo tempo e la sua fama e anche un po’ della sua ricchezza per supportare attivamente e promuovere iniziative benefiche nel terzo mondo), allora forse potremmo ricordarci del fatto che gli U2, tra l’altro, sono una rock band, scrivono canzoni per esprimersi e lo fanno al loro meglio e suonano in tutto il mondo per un pubblico che li ama.
Potreste pensare che un concerto in un piccolo pub sia molto più interessante (ne ho visti molti anche io), e poteste essere “toccati†da un uomo con una chitarra acustica in un club (è successo anche a me), e potreste preferire musica più estemporanea, semplice o complessa o qualsiasi altro genere. Ma nessuno offre uno show negli stadi come questo
Sono stato ad ascoltare fino all’ultima nota dell’ultimo bis allo Stadio Olimpico, e non c’era movimento alle uscite, non c’era traccia delle classiche uscite anticipate per anticipare la fila. Al contrario, la band ed il pubblico sono rimasti legati insieme in quel momento. Era come se ogni singola goccia di questa straordinaria esperienza venisse assaporata fino in fondo. Il rombo della folla quando la band ha abbandonato il palco è stato assordante, anche di più dello show che lo ha preceduto. Nel loro campo, e col loro pubblico, è impossibile battere gli U2. Sabato sera (venerdì. ndr) a Roma per 89.000 (vedere sopra, in realtà circa 75.000. ndr) fans questo è stato veramente il più grande show del pianeta.
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…e beato buzz che c’era al best concert del tour…mi ha ricordato quello che pensai quando vidi gli U2 in diretta tv da Sydney alla fine del tour…
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si sono stato fortunato,ma sono convinto che ne vedro’ altri ancora meglio,sempre meglio :-)) E adesso aspettiamo gli Stones.
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….. alura questi stones…… non fateci aspettare troppo…
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se mi prendono come tour manager ve li porto in quattro e quattro otto…ma la vedo dura…bisogna aspettarli, come dio comanda!
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