Un sondaggio indetto dalla Prs for Music (la SIAE britannica) ha stilato la classifica delle dieci canzoni che più fanno commuovere gli uomini.
I 1700 utenti che hanno espresso la propria preferenza, hanno posizionato in cima alla top ten Everybody Hurts dei R.E.M. Il singolo del 1993, estratto dal riuscitissimo Automatic For The People (1992), è un inno che incita ad avere coraggio quando ci si sente delusi dalla vita, a trarre forza dalle persone che ci vogliono bene senza mai arrendersi.
Subito dopo troviamo Tears in Heaven di Eric Clapton. Una ballata del 1992 che il cantante dedicò alla tragica scomparsa del figlio Connor (avuto dalla showgirl italiana Lory del Santo), deceduto, a soli quattro anni, dopo una caduta dal 53° piano di un grattacielo di New York. Tears in Heaven, al 353° posto della classifica delle 500 migliori canzoni di Rolling Stone, non viene più eseguita dal cantante da quando, dichiara lui, dice di aver superato il dolore per la perdita del figlio.
In terza posizione troviamo Hallelujah di Leonard Cohen. Un classico rivisitato da numerosi autori e che vanta 180 cover: la versione più conosciuta è sicuramente quella di Jeff Buckley, contenuta nell’album Grace del 1994.
Nothing Compares To You raggiunge il quarto posto. Un brano scritto da Prince negli anni ’80 e portato al successo nel 1990 da Sinèad O’Connor (unica donna presente in questa lista), scalando le top ten negli Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Europa e Canada.
Si piazzano a metà della hit parade gli U2 con With or Without You (The Joshua Tree, 1987), ballata rock anticonvenzionale e commovente allo stesso tempo; un’interpretazione che si colloca a metà strada tra la dolorosa fine di una storia d’amore e il rapporto di Bono con la religione.
I britannici Verve si fanno largo tra i mostri sacri della musica con la loro The Drugs Don’t Work del 1997. Il leader della band Richard Aschroft la scrisse nel 1995 quando faceva uso abituale di droghe. Nonostante il tema, si pensa che la canzone sia stata scritta in memoria del padre malato e successivamente scomparso.
In settima posizione, Elton John con Candle In The Wind, brano pop rock scritto nel 1973 e ispirato a Marylin Monroe per raccontare l’ipotesi di una morte prematura all’apice della carriera artistica. Ma la versione che lo rende il singolo più venduto di tutti i tempi, è il riadattamento del 1997 in onore della compianta Lady Diana Spencer.
La musica viene spesso utilizzata per parlare di droga e dei problemi ad essa legati: Bruce Springsteen ce lo conferma con Streets Of Philadelphia in ottava posizione proponendo un canto lento e melodico che narra il vivere la vita con l’AIDS. Fu composta nel 1993 per la colonna sonora del film Philadelphia (con Tom Hanks), vincendo anche un Oscar.
Al nono posto figura la mitica Unchained Melody di Todd Duncan, meglio conosciuta grazie alla versione scritta per i The Righteous Brothers e colonna sonora del film Ghost-Fantasma (1990, con Demi Moore e Patrick Swayze).
Chiude la classifica la romantica Angels dell’ex Take That Robbie Williams. Una canzone scritta a quattro mani con il compositore inglese Guy Chambers e contenuta nell‘album Life Thru a Lens (1997) che, con 1.210 milioni di copie vendute, diventa il 48° singolo di maggior successo in U.K. Fu anche votata come miglior canzone degli ultimi 25 anni dagli ascoltatori di BBC Radio 2, diventando il brano più richiesto a funerali e ai matrimoni.
“Una canzone strappa-lacrima ben scritta è in grado di entrare in relazione con te e creare un legame. Questo rapporto instaurato dalle parole, riesce a penetrare emozionalmente nel profondo, smuovendo anche l’uomo più forte”, ha commentato così Ellis Rich, presidente della Prs for Music.
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A me più che commuovere parecchie di queste canzoni mi fanno cacare.
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…faranno una classifica anche di quelle?
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nel fine settimana la faccio io, poi ve la posto. anzi, facciamo ognuno la sua. 🙂
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