Close Up
Suzanne Vega
Voto: 5 stelle
Casa discografica: Cooking Vinyl
Anno: 2010
La scomparsa di Suzanne Vega dalle scene è un mistero inglorioso. Questa bella signora ormai-anta fu una delle più dolci sorprese della musica 80, con un intelligente folk d’autore che diventò in breve pop nel senso migliore del termine, canzone popolare semplice, misurata, non banale. Se fate un piccolo sforzo di memoria ricorderete Luka, Marlene On The Wall e soprattutto Tom’s Diner, un divertente a cappella che fu ripreso e remixato così tante volte, in ambiti anche lontanissimi dall’originale, che a un certo punto ci cavarono un’antologia di cover.
Con quel bottino, e con i milioni di copie vendute dei primi due LP, sembrava facile prevedere per Suzanne un luminoso avvenire, magari non da “nuova Joni Mitchell”, come qualcuno azzardava, ma non troppo distante. Invece no. Sono cambiati i tempi ma è cambiata anche lei, via via più pigra, indecisa o forse semplicemente poco interessata alla carriera. Ricordo album troppo eleganti, dispersivi, anche barocchi, peraltro mai volgari o scadenti; ma soprattutto ricordo la sua progressiva svogliatezza, quel tenersi a parte e, a ogni ritorno, sempre meno energia (l’ultimo Beauty & Crime, se ci ripenso, era proprio una cosina).
Vorrei annunciare qui il ritorno di Suzanne Vega, ma non è così. Questo nuovo album è in realtà una rilettura acustica di vecchie pagine, raccolte secondo il filo dell’argomento; nel volume 1 sono “canzoni d’amore”, nel prossimo, immagino, temi di argomento sociale. La voce è intatta, la chitarra arpeggia delicata seguendo ricami West Coast e più indietro ancora, il Village nei radiosi 60; e le canzoni sono belle, come no?, ma le conoscevamo, e già in origine erano vestite così sobriamente, e tanto aggraziate, che nel cambio guadagnano poco. Le preferite comunque, se può importare, sono Marlene On The Wall, Maggie May e soprattutto Small Blue Thing, una perla scelta non a caso come prima della collana.
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