A 38 anni dalla strage di Derry l’ammissione di colpa inglese ha curato una ferita mai rimarginata
BONO
Uno dei giorni più straordinari nella variegata storia dell’isola d’Irlanda è sorto su entrambi i lati del confine martedì scorso. Il tanto atteso e costoso rapporto Saville – l’indagine durata 12 anni sulla «Domenica di sangue», una giornata da non dimenticare nella politica irlandese – è stato finalmente pubblicato.
Quel giorno, il 30 gennaio 1972, i soldati britannici aprirono il fuoco su una manifestazione in favore dei diritti civili nell’area a maggioranza cattolica del Bogside a Derry, uccidendo 14 manifestanti. Fu una giornata che portò a un nuovo livello il conflitto tra le due comunità dell’Irlanda del Nord, quella nazionalista cattolica e quella protestante unionista. Ogni irlandese che ricorda quel giorno conserva una immagine mentale di Edward Daly, che poi divenne vescovo di Derry, con in mano un fazzoletto macchiato di sangue che cerca coraggiosamente di aiutare i feriti e i moribondi.
È stato il giorno in cui la voce delle forze paramilitari da entrambe le parti in conflitto si è levata più forte, un giorno che ha visto la gente mettersi in fila per abbandonare ogni speranza di pace.
Per lo più giovani, ma anche donne che ne avevano abbastanza dell’impero e ora erano disposti a prendere in considerazione tutti i mezzi necessari – per quanto sgradevoli o violenti – per uscire dall’angolo in cui erano costretti.
È stato il giorno in cui mio padre ha smesso di far passare la nostra famiglia attraverso il confine dell’Ulster, perché, come diceva lui, «quelli del Nord hanno perso la bussola». E noi eravamo una famiglia cattolico-protestante. In contrasto con tutto questo, martedì scorso… una luminosa giornata sul nostro piccolo scoglio nel Nord Atlantico. Le nubi che avevano gravato su di noi per 38 anni sembravano essersi dissolte, la luce vivida della giustizia pareva scacciare le ombre e gli stereotipi del passato. Nessuno si comportava come previsto. Il mondo ha cambiato registro.
Un nuovissimo primo ministro britannico, ancora avvolto nella sua carta da imballaggio, ha detto cose che nessuno aveva immaginato che avrebbe potuto… pronunciare: «A nome del nostro Paese, sono profondamente dispiaciuto». E di più… «Quello che è successo non sarebbe mai, mai dovuto accadere», ha detto il nuovo primo ministro, David Cameron. «Alcuni membri delle nostre forze armate hanno agito in modo sbagliato. Il governo è il responsabile ultimo per la condotta delle forze armate. E per questo, a nome del governo, anzi a nome del nostro Paese, sono profondamente dispiaciuto».
A molti è sembrato inconcepibile che un primo ministro Tory abbia fatto uscire dalla sua bocca simili affermazioni. Inconcepibile anche – prima che pronunciasse quelle parole così attentamente studiate – che sarebbe stato ascoltato da una folla silenziosa riunita in piazza Guildhall a Derry, un luogo che non è famoso per il suo amore verso i leader britannici di qualsiasi sorta e che sarebbe stato applaudito mentre parlava da appositi schermi che in precedenza erano stati usati per trasmettere le immagini dalla Coppa del Mondo.
Non è che 38 anni siano spariti grazie a un discorso di 11 minuti – come sarebbe stato possibile, per quanto eloquenti potessero essere le parole? Ma hanno cambiato e modificato le cose, così come David Cameron, che improvvisamente sembrava il leader che voleva diventare. Da primo ministro a statista.
La gioia era lo stato d’animo prevalente fra la folla. Un gruppo di donne ha cantato «We Shall Overcome». C’era una sorprendente mancanza di rabbia – questa è una comunità che ha passato più di quanto si possa immaginare, che mostra una dignità inimmaginabile. C’era una gioia dignitosa, ben studiata per sottolineare il momento.
Oltre a levare i pugni al cielo e a strappare la prima «indagine» sulla Domenica di sangue – un maldestro tentativo di copertura da parte di un giudice di nome Lord Widgery che ha detto che le truppe britanniche erano state provocate – queste persone hanno ridisegnato il proprio volto rispetto all’immagine usuale: non più labbra serrate e volti impassibili dall’espressione vendicativa ma larghi, spontanei sorrisi, depurati dal livore che il mondo spesso si aspetta da questa geografia.
Derry è una comunità e questi abitanti di Derry sembravano invitati a un matrimonio – formali solo per il tempo necessario, attenti ai loro morti, ma non tutti devoti. Alcuni hanno cominciato a parlare di processi e di azioni penali, ma la maggior parte voleva rinviare quel discorso. Figure che avevo imparato a detestare come benintenzionato studente della non violenza negli Anni 70 e 80 si sono comportate con una grazia che mi ha fatto vergognare del mio sarcasmo.
Per un attimo l’altra vita che Martin McGuinness avrebbe potuto avere gli si leggeva in faccia: comandante dell’Irish Republican Army quel giorno del 1972, la scorsa settimana sembrava il pescatore che è, non il bandito che diventò, un insegnante non un terrorista, un vicepremier di qualità .
Sia McGuinness che Gerry Adams, leader del Sinn Fein sembravano voler evitare deliberatamente ogni espressione conflittuale per cercare di estendere ai morti delle altre comunità la solennità della circostanza. Anche se alcuni unionisti deploravano che i 280 milioni di dollari spesi per l’indagine, commissionata dal primo ministro Tony Blair nel 1998 e guidata da Lord Saville, giudice della corte suprema, non fossero stati usati per migliorare le scuole dell’Irlanda del Nord o per indagare sulle perdite unioniste, la maggior parte di loro ha accettato il verdetto della relazione e cioè che le morti erano «sbagliate» e «ingiustificate». Pastori protestanti hanno parlato di «ferite da guarire» e hanno avuto incontri con le famiglie delle vittime. Guarigione è una parola banale, ma è particolarmente appropriata in questo caso, le ferite non guariscono facilmente se non sono alla luce del sole.
La relazione Saville ha portato apertura e chiarezza – perché nella sua intima essenza ha ridato a tutte le persone coinvolte nella tragedia il loro ruolo. Le vite umane perdute hanno smesso di essere statistiche nei documenti del Foreign Office. Le abbiamo viste al telegiornale… l’ora esatta, il luogo, le cose banali che stavano facendo… William Nash, 19 anni, colpito al petto da distanza ravvicinata, il padre ferito nel tentativo di raggiungerlo… William McKinney, 26 anni, colpito alla schiena mentre soccorreva i feriti… Jim Wray, 22 anni, colpito due volte, la seconda volta con un colpo di fucile alla schiena mentre era steso a terra fuori dalla casa dei nonni. Abbiamo visto le loro facce nelle vecchie fotografie, sorrisi di 38 anni fa… i dettagli comuni delle loro vite comuni e, come lord Saville ha più volte sottolineato, del tutto innocenti.
Non è solo il Diavolo che si manifesta nei dettagli… anche Dio. È la luce del giorno. Anche i soldati sembravano volere la verità . Nel nuovo rapporto, alcuni di loro hanno smentito le dichiarazioni che erano stati costretti a rendere per il rapporto Widgery. Si scorda facilmente che l’esercito britannico era arrivato in Irlanda del Nord ufficialmente per proteggere la minoranza cattolica. Come fanno in fretta a cambiare le cose. In appena un paio d’anni, le scene dei soldati che giocavano a pallone con i ragazzi del luogo o si spartivano un gelato o un flirt sono state sostituite dalle porte sbattute nei raid casa per casa… i protettori erano diventati il nemico… a Derry è accaduto in un attimo.
In effetti ovunque può accadere in un attimo. Se il mondo può trarre lezione da questo pezzo di storia d’Irlanda… per Baghdad… per Kandahar… è questa: le cose fanno presto a cambiare in peggio e sono lente a cambiare in meglio, ma questo è possibile, davvero. Ci vogliono anni di false partenze, dolori e passi indietro e, più tragicamente, molti morti. Ma i visionari e gli audaci e, fatemelo dire, gli eroi da ambo le parti, ci possono riportare al punto in cui il cambiamento non solo diventa di nuovo possibile, ma inevitabile.
2010 The New York Times Syndicate
(Traduzione di Carla Reschia)
La prima strofadi “Sunday, bloody Sunday”
I can’t believe the news today,
I can’t close my eyes and make it go away.
How long, how long must we sing this song?
How long? Tonight we can be as one.
Broken bottles under children’s feet,
Bodies strewn across a dead end street,
But I won’t heed the battle call,
It puts my back up, puts my back up against the wall.
Sunday, bloody Sunday… Sunday, bloody Sunday…
(Non posso credere a queste notizie oggi. Non riesco a chiudere gli occhi e farle andare via. Per quanto tempo, per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone? Per quanto tempo? Per quanto tempo… Perché stanotte possiamo essere uno solo… Stanotte… Bottiglie rotte sotto i piedi dei bambini, corpi sparsi attraverso il vicolo cieco. Ma non darò retta alla voce della battaglia, mi fa drizzare la schiena. Mi mette con le spalle al muro.
Domenica sanguinosa domenica, domenica sanguinosa domenica…)
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