La sera del 5 aprile faccio ritorno al Bloom di Mezzago, storico locale dove a cavallo della fine anni 80 e inzio 90, ho potuto vedermi nella dimensione da club, gran parte della miglior scena internazionale garage e punk, prima che l’esplosione del grunge facesse decollare tutta una serie di bands che sino ad allora erano appannaggio di “pochi” fortunati. L’occasione mi è data dall’unica data nazionale del tour di The Heavy band inglese con all’attivo due buoni album Great Vengeance and Furios Fire del 2007 e The House That Dirt Built del 2009, decisamente improntato su sonorità seventies da blaxploitation il primo, mentre il secondo più vario attinge anche a blues e garage, mantenendo comunque il taglio vintage dei suoni.
Prima del concerto ho la possibilità di scambiare quattro chiacchere con il cantante Kelvin Swaby, mentre autografa insieme al resto della band, i cd che vendono al loro banchetto, come ogni genuina indie band che si rispetti. Vista la molteplicità di generi che si percepiscono dalla loro musica gli chiedo quali sono le sue maggiori influenze musicali. Si accende immediatamente come qualsiasi fan e mi snocciola il soul di Al Green e Ann Peebles, il garage di bands come i Sonics e iSeeds, il blues di Howlin’ Wolf, miscelato con ascolti di hip-hop e condito con poderosi riff alla Led Zeppelin. Il cocktail è servito con l’interpretazione originale del gruppo a proprio agio nel riprendere tutti questi canoni musicali e perpetuarne lo spirito con genuino omaggio fatto anche di esplicite citazioni. Gli chiedo inoltre se hanno già in cantiere un prossimo album e mi mostra soddisfatto sul blackberry una lista di titoli da cui partiranno per l’incisione del loro terzo lavoro il cui inizio dovrebbe essere previsto per ottobre. Ringrazio Kelvin e vado a sentire il gruppo che apre la serata, Jack Jaselli and The Great Vibes Foundation: una band con ottima personalità e soprattutto pezzi convincenti che fanno da degno aperitivo rock al proseguio della serata.
Salgono sul palco The Heavy ed attaccano a suonare con piglio e decisione, ed è subito palese il talento di Kelvin Swaby, che spazia con la sua voce da tinte soul old-style nelle ballads per trasformarsi in un consumato shouter del delta nelle esplosioni sonore dei numerosi pezzi più accesi. La band sembra consapevole della forza espressiva del frontman che sa trascinare il pubblico con calore e lo asseconda lasciandogli completamente la ribalta dall’inizio alla fine. Il concerto si articola sul repertorio dei 2 album, dalle gemme del primo, That Kind of Man, Colleen e Set Me Free, al secondo che viene suonato per intero con Stuck, Short Change Hero, Long Way From Home e l’hit How You Like Me Now? in evidenza per furore ed impatto. Tutti i riferimenti citati da Kelvin sono palesi ma se dovessi sintetizzare l’impressione che mi suscitano dal vivo con un paragone, provate ad immaginarvi un Curtis Mayfield sopraffatto da una scarica adrenalica che canta con i Blue Cheer come backing band, tanto sannno essere grezzi, potenti e bluesy, Daniel Taylor guitar (Fender Telecaster mancina), Spencer Page bass (Rickenbacker) e Chris Ellul drums.
Suonano decisamente americani questi quattro inglesi che forse anche per ricordare la loro provenienza, hanno suonato una bella versione di All Day and All of the Night dei Kinks, che resta comunque un gran bel classico. Il concerto finisce ed i nostri ritornano dopo una breve pausa acclamati a gran voce dal pubblico. Partono con una canzone a cappella a luci spente per finire nell’apoteosi psychobilly di Oh No! Not You Again!! con Kelvin Swaby che si fionda giù dal palco in mezzo al pubblico per le grida finali ed un ballo frenetico con una ragazza rapita nel vortice delle danze.
I loro dischi mi piacciono ma sul palco The Heavy si dimostrano strepitosi. Se volete farvi una pallida idea della bravura di questa band, cercatevi su You Tube, la loro apparizione live al David Letterman Show, forse la prossima volta sarete in fila al botteghino. Magari nel frattempo Quentin Tarantino ci piazza un loro pezzo nel suo prossimo film, sarebbe un abbinamento perfetto con una delle loro canzoni che sanno essere così epiche e piene di groove ed il loro esplicito dna Fun, Soul & Rock’n’Roll.
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