Klause Schulze è uno dei “padri†dell’ elettronica rock tedesca, fondatore dei Tangerine Dream, esploratore tecnologico instancabile, avventuroso ricercatore sonoro che da oltre 40 anni percorre le vie della musica con straordinario spirito creativo. Ogni tanto si tende a dimenticarlo, ma lui invece continua a produrre dell’ottima musica, sia da solo (album come “Moonlake†o “Continuum†sono perle uscite negli ultimi anni), sia con Lisa Gerrard (â€Farscape†del 2008), sempre in linea con la sua ricerca fatta soprattutto di tecnologia “senza mai dimenticare l’ emozioneâ€, come tiene a sottolineare lui. Emozione? Ma la musica elettronica non era sinonimo di freddezza, di ricerca tecnologica e non emozionale? “E’ un luogo comuneâ€, sostiene Schulze, “soprattutto nel mio caso. Io non riesco ad immaginare la musica che scrivo come qualcosa che sia pura e semplice ricerca, calcolo. La mia è musica d’ avventura, musica che nasce dalle mie passioni, dal modo in cui riesco ad entrare in relazione con il mondo, usando la tecnologiaâ€. Già , la tecnologia; c’ è chi pensa che la grande diffusione delle tastiere elettroniche a basso costo negli anni Ottanta, abbia “ucciso†la musica e la creatività . “In realtà la tecnologia è non soltanto uno strumento ma una vera e propria forma di linguaggio, ed è il linguaggio, a mio avviso, maggiormente in sintonia sia con la realtà di oggi che con l’ immaginazione. Voglio dire che non esiste, insomma, uno strumento elettronico che possa surrogare l’ inventiva, è sempre l’ uomo ad essere al centro della creazioneâ€. Le forme di questo nuovo “linguaggio†Klaus Schulze le ha esplorate tutte, dai tempi della sua avventura con i Tangerine Dream, passando per le aperture “cosmiche†degli Ash Ra Tempel, fino alle recenti produzioni soliste, con le quali si è accostato sempre più alle forme della musica contemporanea ed all’ uso dell’ orchestra, diventando in qualche modo il “padre†putativo di un infinità di gruppi e musicisti, dai New Order ai Depeche Mode, dagli Ultravox agli Orb. “Non so se sono stato davvero un ‘ padre’ per tutti questi musicistiâ€, dice Schulze, “ma certamente mi sono sempre stancato di quello che conoscevo ed ho adorato quello che non conoscevo, cercando sempre soluzioni diverse, anche se magari non necessariamente nuove. Ho fatto semplicemente quello che mi sentivo di fare e non ho l’ ambizione di insegnare niente a nessunoâ€. Eppure a molti Klaus Schulze ha insegnato un rapporto possibile con l’ elettronica, muovendosi costantemente in bilico tra rock e avanguardia, tra musica colta e pop. “E’ vero, sembra sempre che io non abbia scelto il campo in cui stare. Ed oltretutto non saprei nemmeno come definirla. L’ hanno chiamata cosmic music, space music, ambient, in America l’ hanno persino definita con l’ orribile sigla di new age. Il problema è che si tratta di musica che sfugge ai generi, alle categorizzazioniâ€. Negli ultimi anni si è avuta comunque l’ impressione che Schulze stia cercando di segnare un punto in qualche modo definitivo a quanto ha fino ad oggi proposto, ipotesi corroborata dalla pubblicazione della sua opera completa in una serie di dieci compact, The Silver Edition, che raccoglie una serie di lavori inediti che coprono l’ intero arco della sua carriera o, in questi ultimi mesi, di “La vie electroniqueâ€. “Sì, sentivo il bisogno di mettere ordine, per me stesso, in tutto quello che ho fatto, per poter guardare ancora in avanti. Ma non so ancora dove andrà la mia musica, cosa potrò fare in futuro. E trovo che questa dimensione di ‘ incognito’ sia l’ unica adatta per un musicista, quella che permette di lasciarsi andare alle emozioni e di immaginare, ancora una volta, qualche mondo futuro, ancora tutto da inventareâ€.
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