Contra
Vampire Weekend
Voto: 4 stelle su 5
Casa discografica: XL
Anno: 2010
Per una volta, semel in anno, un disco trendy sulla bocca di tutti vale qualcosa. Questo secondo VW non solo mantiene le promesse suscitate dal disco d’esordio, giusto un paio d’anni addietro, ma testimonia la versatilità e la delicata fantasia di questi giovani nuovayorkesi con teneri grilli nella testa.
E’ un disco-ossimoro, che cerca morbidi chiaroscuri, registrato a New York con in mente però la California (“il vero luogo di elezione di questa musica”) e stimolato da un viaggio in Messico che peraltro non ha lasciato evidenti tracce sonore. Più della musica Mariachi qui vibrano influenze caraibiche e africane e “third-wave ska, the Hallelujah Chicken Run Band, Brazilian baile funk, Congolese thumb pianos, Repo Man, Sublime’s 40 Oz. to Freedom, reggaeton, bachata, Bollywood, Philip Roth, Beethoven, NYC 1983, dancehall and the Beastie Boys’ second album, Paul’s Boutique”, per citare la lunga lista della spesa dei ragazzi – io aggiungerei Paul Simon e Graceland, quella squisita grazia extra occidentale che credevamo perduta e invece ancora cova sotto la brace dei nostri grami tempi e attende solo mani ferme e delicate per riattizzarne il fuoco.
Canzoni “orecchiabili, leste, brillanti, festose”, che non significa fatue e banali; con un esilissimo scheletro strumentale a rendere più facile l’ascolto, perchè sono leggerezza ed elasticità il segreto di California English o Horchata o I Think Ur A Contra, scoprendo che tastiere giocattolo, kalimbe e soffici percussioni possono parlare più forte di una grande orchestra e penetrare la mente più di una heavy band.
“E’ la colonna sonora perfetta per un viaggio lungo la Costa del Pacifico”, giurano i Vampiri. Grazie, ma va benissimo anche qui al 45° parallelo, in auto o a casa.
Riccardo Bertoncelli
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