Quando cominciarono a registrare il primo LP, gennaio 1988, i Nirvana “non potevano neppure contare su un nome definitivo, avevano solo una manciata di brani pronti da registrare e un batterista (Dale Crover) che sarebbe cambiato di lì a poco. La Sub Pop non era ancora una casa discografica e Kurt e compagni non possedevano il becco di un quattrino.”
Questa la fotografia, per onestà di storia; e anche per sottolineare che si trattò di un piccolo miracolo, perchè nonostante gli stenti venne fuori un album forte, cazzuto, di personalità , che per molti versi suona “classico”, oggi che fa vent’anni. Che poi all’epoca se ne siano accorti in pochi e ancora meno ne abbiano scritto, è un’altra storia: il Melody Maker bucò la rece, come Rolling Stone, e l’apprezzamento massimo fu quello di Select, non proprio un peana – “il sottofondo perfetto per distruggere i mobili di casa”.
A differenza di quel che capita di solito agli esordienti, Bleach non nacque d’impeto in poche ore ma si trascinò per un annetto ai Reciprocal Studios, mentre la band cambiava/cresceva e il demiurgo Jack Endino prendeva le misure. Nevermind metterà meglio a fuoco quei suoni contorti e dilaniati, ma gli elementi si colgono già tutti: piccoli tizzoni di musica, semplici riff e parole spesso inventate al momento, il suono deprimente del basso che porta il mood al giusto punto di ossessione, a confliggere con le urla straziate di Kurt (Kurdt anzi, come si firma). L’ultimo grande rock della storia, a questo punto si può dirlo, l’elettronica ha cambiato ormai il paesaggio e oggi è una storia tutta diversa.
L’album originale durava 40 minuti, per celebrare hanno aggiunto un nastro dal Pine Street Theatre di Portland e ci sta tutto su un solo CD. E’ il febbraio 1990, i Nirvana sono ancora una scommessa e percorrono tutta la costa pacifica da su a giù, dall’Oregon al Messico, tra indifferenza e curiosità . Un pezzo di storia, anche se il nastro per forza di cose appiattisce; i Nirvana live erano bruta energia che ti scuoteva il corpo, lì sul posto, faccia e pancia non solo orecchie.
Riccardo Bertoncelli
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