Steven Wilson Special
Porcupine Tree “The Incident” (Roadrunner, 2CD) ***
Blackfield “NYC-Live in New York City” (K Scope) ***
Stvn Wlsn “Nsrgnts Rmxs” (Roadrunner) **1/2
Chi segue Steven Wilson non riesce a stargli dietro o forse è Wilson che non si raccapezza più. Pur accolto con tutti gli onori nella Hall of Fame degli Stakanov, il mister Porcupine non si arresta e illumina il cielo del 2009 con tre nuovi bengala discografici, questi, confermando che le idee non tengono il passo delle smanie e del fervore.
Nsrgnts Rmxs è un disco superfluo, anche se l’album-matrice è stata una delle più piacevoli sorprese dell’anno. Scriverò un giorno un’enciclica contro i remix, quando sarò Papa: qui me ne toccano sei, uno dei quali vincitore di un contest fra appassionati, un altro a opera di Pat Mastellotto, vicino di stanza nella grande “comune” Crimson dove Wilson è stato ormai accolto.
Anche il live dei Blackfield è abbastanza inutile, nello scenario di una ballroom in un angolo ex povero di New York. Wilson crede comunque nel progetto (un quintetto con la rock star israeliana Aviv Geffen) e i fan sembrano dargli ragione, premiando questa variazione melodica e vaporosa dei Porcupine che ha un suo morbido fascino ma alla lunga suona stucchevole. Splendida comunque la confezione, un CD+DVD in elegante dorso duro.
Il pezzo forte è il nuovo Porcupine Tree, due CD solo all’apparenza, in realtà uno e mezzo: sul primo i 55 minuti della title track, una suite in 14 quadri, sull’altro una coda di quattro brani per una ventina di minuti. La lunga distanza, mirabilmente Prog, ecciterà gli appassionati, che non saranno delusi neanche dalla musica, con i più tipici accenti di questo tardivo figlio dei Seventies. Dopo tanti dischi e avventure, peraltro, sarebbe lecito chiedere a Wilson qualcosa di più che non l’evocazione di classici tòpoi, siano arpeggi Floyd o le faustiane frustate di chitarra dei King Crimson. Qui non si va oltre, con uno schema di abbaglianti chiaroscuri, radiosi ristagni e violente accelerazioni, che alla fine fa cadere le braccia. Lavorare meno sui suoni e più sulle canzoni – può valere come consiglio?
di Riccardo Bertoncelli
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