Animal Crack Box
Animal Collective
Voto:Â
Casa discografica: Catsup Plate
Anno: 2009
Quando si è bambini si fanno esperimenti con il cibo. Tipo coi biscotti. Uno li affoga nel latte fino a inzupparsi le dita e poi li sfarina, li spiaccica, ci gioca col cucchiaio. Gli Animal Collective fanno la stessa cosa con il rock (e col folk, eccetera eccetera. E con la nostra pazienza, si potrebbe aggiungere). Sbriciolano.
Annunciato da qualche anno, vede finalmente la luce questo secondo anomalo live del collettivo (qui ancora quartetto). Anomalo perché stampato solo su vinile e in tiratura limitatissima, 1000 copie. Dati tecnici: venti canzoni, tra molte virgolette, diciamo meglio pezzi (siamo agli Animal pre-Strawberry Jam), registrate tra il 2000 e il 2003. Artwork goloso molto underground-pop.
Recentemente abbiamo visto due video interessanti. Un cartoon del creatore dei Griffin [http://www.youtube.com/watch?v=CZ4ZXsyqsWo] che presentava l’incontro tra Zimmie Dylan e Tommy Waits: inintellegibile il primo, totalmente biascicante, inintellegibile il secondo, una specie di lupo catarroso: necessari i sottotitoli. A un certo punto spuntavano pure Braccio di Ferro e Mohammed Ali, altri campioni di chiarezza semantico-sintattica. Il secondo video era un tutorial su come si fanno le canzoni alla Animal Collective [http://www.youtube.com/watch?v=dRaD6Ct5sL0]: e cioè mugolale delle nenie da rintronati, sbatacchiare un bongo con un osso di mucca, incasinare qualche aggeggio elettronico, e così via. Morale della favola: ogni artista particolarmente riconoscibile si porta appresso la croce del proprio stile, con sempre in agguato l’ombra dell’autocaricatura. Gli Animal Collective, soprattutto pensando al fatto che suonano oggi e non negli anni Ottanta che c’erano gli Half Japanese, spesso e volentieri cascano nella trappola. Anzi, ci si buttano. Ma proprio di brutto. Certo, facendo considerazioni di questo tipo, neppure si dovrebbe entrare più in studio di registrazione né calcare qualsiasi tipo di palco…
Detto questo, due considerazioni caso-specifiche. In epoca di downloading generalizzato e sistematico, ha forse più senso di quanto parrebbe sulle prime un’operazione del genere, pochi dischi, e solo vinili (tanto poi gli “altri” scaricano comunque), soprattutto (e qui parte la seconda considerazione), data l’assoluta inessenzialità della cosa per l’indie-rocker medio: un disco dal vivo degli Animal Collective, che proprio per la musica che fanno ha senso solo andarseli a vedere, mica sentire le registrazioni live. Peraltro catturate con un semplice dat, con gli ultimi pezzi che entrano tutti in distorsione. Valore documentario sì però, dato che quattordici pezzi su venti sono altrove inediti, e quasi certamente estemporanei (e si sente). Lo si sarà capito: hardcore fanatics only.
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