ci vorrebbe un sordo per non sentire il cambio di direzione dopo gli ultimi due album. no line on the horizon restituisce gli u2 all’antica grandezza, regala qualche pezzo che ci accompagnerà per i prossimi anni e s’appoggia ad intimismo e sperimentazione sotto la guida di eno/lanois. se pensare che anche all that you can’t leave behind fu prodotto dal buon brian non aiuta a capire questa nuova messa in discussione della band basterebbe degnarsi di leggere i testi (tornati all’ironia e alla profondità di un’intera carriera) o ascoltare il basso di adam, mai così in primo piano. the joshua tree e achtung baby vennero in un momento magico in cui la band si sentiva obbligata ad una sferzata. no line on the horizon giunge in un momento simile, non ha la stessa forza dei suoi predecessori, ma ribadisce la necessità del gruppo di tornare a creare musica senza adagiarsi sugli allori (il play safe di how to dismantle an atomic bomb non è scomparso nel nulla, ma questa volta è sorretto da intuizioni che non s’avvertivano da 10 anni, basti pensare alle trasformazioni di un pezzo come unknown caller). nel complesso no line on the horizon si fa apprezzare più come album che nei singoli pezzi: è il suo fluire ad essere affascinante, il passaggio da atmosfere conosciute a luoghi inaspettati tanto spiritualmente (fez, moment of surrender, la title track, cedars of lebanon) quanto musicalmente (ad esempio il garage rock di get on your boots introduce le bordate alla page di stand up comedy: due mondi diversi a confronto). ho letto dei riferimenti ad un concept album e allo stesso tempo qualche critica alla confusione che si cela dietro quest’ultimo lavoro degli U2: le due cose non sono in contrasto perchè il senso del progetto è proprio questo (sviluppato anche da Anton Corbjin nel suo Linear, film in parallelo all’opera del gruppo). Nessuna linea all’orizzonte, nessuna direzione, la necessità di respirare, a pieni polmoni, dentro la propria vita, rinascendo ogni giorno.
keytracks:
no line on the horizon, magnificent, moment of surrender, fez/being born, breathe, cedars of lebanon.
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troppo buono. merci…
Time is irrelevant, it’s not linear….
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it’s only love……..b16,rispondi tu agli stupidini di Milano che ascoltano i dischi una volta e sparano sentenze?o al solito gaio che non ricorda il filmato a Los Angeles sul tetto con where the streets?Bah che due mar………….
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..d’altronde ognuno ha le orecchie che si merita..
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che se vadano a quel paese,poi pubblicano e moderano come la mia bisnonna su “vecchio scarpone” bah e strabah
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complimenti per la recensione,il loro ritorno lo vedo proprio così…Nessuna linea all’orizzonte, nessuna direzione, la necessità di respirare, a pieni polmoni, dentro la propria vita, rinascendo ogni giorno.
sono tornati ad alti livelli.
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thank you man!
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