dal web,ecco la prima recensione
Non venderanno più 25 milioni di dischi come ai tempi di What’s the story morning glory, ma hanno trovato comunque un bagno di folla ad attenderli al Mediolanum Forum di Assago, dove si è inaugurato il tour italiano degli Oasis. Oltre 11mila persone e tutto esaurito infatti per la data milanese dei fratello Gallagher, alla faccia di chi li considera superati. Un successo che con ogni probabilità li accompagnerà per tutte e cinque le date in programma in Italia, visto che i concerti di Roma e Treviso sono già sold out mentre pochi biglietti rimangono ancora disponibili per Bolzano e Firenze.
Saliti sul palco alle 21 precise, i fratelli Gallagher sono stati accolti da un boato del pubblico, da migliaia di fotocamere e cellulari protesi in aria, oltre che da numerose bandiere dell’Inghilterra sventolanti. Impassibile e scostante come suo solito, il frontman Liam, in occhiali da sole, basette lunghe e giacca nera, ha intonato uno dopo l’altro successi vecchi e nuovi della band, fra cui The shock of the lightning eI’m out time, i primi due singoli estratti dal loro ultimo album Dig out your soul. Uscito in Italia il 3 ottobre scorso, il settimo album in studio del gruppo ha raggiunto subito il primo posto delle classifiche italiana e britannica, confermando la fiducia e l’entusiasmo dei fan per un gruppo ormai icona del Brit Pop, che ha venduto oltre 65 milioni di copie nel mondo. Alle hit più recenti gli Oasis hanno alternato pezzi storici come Lyla o The masterplan, tenendo per la fine i brani che più di tutti li hanno resi celebri come Wonderwall, Don’t look back in anger o Champagne Supernova, durante i quali il coro della folla quasi sovrastava la voce del cantante.
Un concerto ineccepibile sotto ogni punto di vista per il turbolento Liam Gallagher, abituato a risse e comportamenti bizzarri, che è invece stato sul palco per un’ora e 40 senza dare in escandescenze e senza segni di cedimento della voce. Numerosi e molto apprezzati anche i brani cantati da Noel, il fratello maggiore, chitarrista nonché mente creatrice del gruppo, che non ha mancato di fare una dedica a Kakà . Al calciatore è stata indirizzata un’intensa ed emblematica Don’t look back in anger, in acustico. Semplice la scenografia, composta da quattro maxischermi, che per lo più inquadravano i musicisti, e finale esplosivo con il consueto omaggio agli ispiratori Beatles con la canzone dei Fab Four I am the walrus, che ha chiuso il concerto
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