Grazie Generale lee per la segnalazione,quanno ce vo’ ce vo e checcavolo!
da mucchioselvaggio.it
TICKETONE
Non è la prima volta che accade, ma numerose segnalazioni hanno indotto un’associazione di consumatori a denunciare all’antitrust – presentando un esposto che al momento non ha ancora avuto riscontro – alcuni strani comportamenti del colosso nazionale per la vendita online di biglietti. Abbiamo così provato a fare il punto di una situazione nel complesso un bel po’ intricata, ma chiarissima almeno in un aspetto: a pagare, nel senso letterale e più vessatorio del termine, è come al solito l’ultimo anello della catena, cioè noi.
di Federico Guglielmi
In alcuni casi l’intervento è quasi immediato e in altri ci vuole un po’ più di tempo, ma oltre sei mesi per decidere se avviare un’istruttoria ci sembrano troppi, considerato che l’antitrust aveva affrontato l’argomento già nel 2001 e che, quindi, lo conosce beneâ€. Così dice l’avv. Monica Multari, che il 7 gennaio 2008, a nome del Movimento Consumatori, ha presentato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato un dettagliatissimo esposto relativo alle presunte illegittimità della TicketOne. La materia, naturalmente, è quella da sempre spinosissima dei diritti di prevendita, business di dimensioni notevoli del quale la suddetta società ha di fatto il quasi-monopolio. Questo perché, a seguito dell’accordo siglato nel 2001 con tutti i maggiori promoter nazionali (tra gli altri, Milano Concerti, Barley Arts, Friends and Partners, Paddeu Produzioni, Trident Management, D’Alessandro e Galli, Cose di Musica e On The Road Agency), la TicketOne de-tiene, come si legge nel provvedimento dell’antitrust n. 10540 del 2002, “il diritto di rivendita in esclusiva di una parte percentuale di biglietti crescente con il passare degli anni (20 percento per il primo biennio; 25 percento per il secondo biennio; 30 percento dal quinto al quindicesimo anno). Nei primi sette giorni di vendita dei biglietti, TicketOne è l’unico soggetto autorizzato a vendere i biglietti per quel dato evento, fermo restando che la quantità massima di biglietti a sua disposizione è quella fissata nel contratto. Inoltre, se nel periodo di prevendita TicketOne esaurisce tutti i biglietti a sua disposizione, potrà far richiesta ai promoter di un ulteriore quantitativo di biglietti (10 percento). Entro sette giorni dalla data dell’evento, TicketOne dovrà rendere ai promoter i biglietti invenduti, detratto un 5 percento, a meno che essa non comunichi loro per iscritto la volontà di trattenere la disponibilità del rimanente quantitativo di biglietti. In mancanza della suddetta comunicazione, i biglietti invenduti potranno essere distribuiti dai promoter attraverso i canali di loro preferenza diversi dall’online. TicketOne, per ogni biglietto venduto o prenotato, tratterrà un importo pari all’intero diritto di prevendita, fissato nella misura del 15 percento del prezzo del bigliettoâ€. Il tutto rafforzato da un patto di non concorrenza con gli stessi promoter, anch’esso messo nero su bianco, in base al quale questi ultimi si impegnano a non dedicarsi alla vendita online di biglietti e TicketOne a non organizzare eventi. In parole povere, un autentico “cartello†in grado di dettare le leggi del mercato, compresa l’entità del famigerato diritto di prevendita: una circostanza nella quale non è difficile notare qualcosa di discutibile. In tal senso, l’esposto dello scorso gennaio è chiarissimo. “Esiste una struttura dei prezzi ripartita in un prezzo base, quello del biglietto dell’evento, e un supplemento, il diritto di prevendita, determinato in percentuale sul primo. Tale struttura di dual pricing non è giustificata economicamente. Il diritto di prevendita, essendo espresso in misura percentuale, con tutta evidenza non costituisce il corrispettivo per le spese sostenute a fronte della fornitura del servizio: prova ne sia, ad esempio, che con riferimento al medesimo evento, esso aumenta in termini assoluti all’aumentare del costo base del biglietto, che ovviamente varia in relazione al posto scelto. Ciò determina la variazione del diritto di prevendita da un minimo di pochi euro a un massimo di decine di euro per lo stesso evento, sebbene i costi dell’attività di prevendita restino invariati. Inoltre, il diritto è applicato nella stessa proporzione (circa il 15 percento), indipendentemente dal canale distributivo utilizzato per l’attività di prevenditaâ€.
TicketOne e promoter hanno insomma deciso che la prevendita debba essere del 15 percento, per un servizio di vendita online che non è più oneroso per i biglietti di costo più alto e meno oneroso per quelli di costo più basso. Quindi, perché questa palese forzatura? Scontata la risposta: per lucrare di più e farlo tranquillamente, grazie ad accordi a lungo termine che, in pratica, impediscono lo sviluppo di una concreta alternativa. Chi mai, oggi, sarebbe così folle da investire seriamente in un’ipotetica altra TicketOne, sapendo che almeno fino al 2016 non potrebbe vendere i biglietti dei concerti (e non solo) di tutti i maggiori promoter? Come se non bastasse, e come giustamente rileva il solito esposto, la TicketOne addebita al cliente il costo delle chiamate al suo call center e applica maggiorazioni (quasi 12 euro + IVA per ogni acquisto online) per non meglio specificate “commissioni di servizioâ€: un ennesimo balzello per il consumatore, reso ancor più odioso dalla considerazione che, in parecchie nazioni europee, l’acquisto in prevendita costa meno di quello effettuato il giorno dell’evento. E cosa dire del fatto che TicketOne, in caso di annullamento, restituisce l’importo del biglietto ma non quello della prevendita? Logiche, perciò, le deduzioni conclusive dell’esposto: “Il diritto di prevendita, con queste caratteristiche, è condiviso da tutti gli operatori. Ciò fa sorgere il ragionevole sospetto che tale condivisione possa essere il frutto di comportamenti collusivi. Infatti, la natura di posta incrementale del diritto di prevendita, la sua valenza strettamente commerciale, la percentuale pressoché uniforme di calcolo del medesimo, la mancanza di correlazione con i costi specifici dell’attività economica e del canale distributivo, il numero ristretto degli operatori, la stabilità nel tempo del comportamento uniforme malgrado le innovazioni di processo (call center e siti web), sono elementi che fanno ritenere, unitariamente considerati, che esista tra le imprese del settore un allineamento delle politiche commerciali, il quale va ben oltre il mero adattamento alle condizioni di mercato. A tale proposito, si ricorda che, in presenza di un parallelismo di condotte commerciali, ove tale parallelismo non trovi alcuna spiegazione razionale, né a livello di adattamento oligopolistico, né a livello di adattamento all’andamento del mercato, si può presumere l’esistenza di un cartello tra le impresse operanti su detto mercatoâ€.
Il Movimento Consumatori ha pertanto sollecitato il Garante a investigare sui presunti illeciti di TicketOne (e dei promoter), configurati come “intese vietate e abuso di posizione dominanteâ€. L’obiettivo, spiega ancora l’avv. Multari, è “il ridimensionamento dei diritti di prevendita e l’eliminazione delle maggiorazioni imposte da TicketOne. Auspichiamo inoltre un’indagine ad ampio raggio sui prezzi dei biglietti, per accertare eventuali ulteriori distorsioni della concorrenza a danno dei consumatori, e sulla posizione dominante che stanno assumendo alcune società che organizzano concerti. Se, come ci auguriamo, nel 2009 dovesse entrare in vigore la cosiddetta class action (l’azione collettiva per la tutela dei consumatori contro gli abusi delle grandi aziende, della quale in Italia si parla dal 2001, Ndr) è nostra intenzione agire in giudizio per ottenere la restituzione delle somme indebitamente versateâ€. Che tali somme possano realmente essere un giorno rimborsate, se non in minima parte, appare francamente improbabile (siamo pur sempre nella “Terra dei Cachiâ€, per dirla con Elio e le Storie Tese), ma se l’associazione romana – per chi volesse approfondire: www.movimentoconsumatori.it/ – riuscisse a scoperchiare questo Vaso di Pandora, di sicuro il popolo della grande musica dal vivo ne ricaverebbe dei vantaggi. Doveroso incrociare le dita.
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echeccaz………!!!! quanno ce vo’ ce vo’!!!! porca zozza!!!
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e ce vole si!speriamo si risolvano le cose ,ora provo per gli eagles!
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