Ed ecco i Kaiser Chiefs secondo il ns. amico b16!

Off with their heads nizia con un riff piuttosto robusto, una cosetta che incrocia supposto metal e riferimenti spagnoli come una puntata di Top of the Pops del \’74: animato da un elementare duello tra voce e strumenti, il pezzo non dimentica certo le peculiarità dei Kaiser Chiefs, anzi le ribadisce con ammiccante fragore. Never miss a beat gioca tra domande e risposte studentesche e si dimostra un convincente apripista all\’album almeno fino all\’ingresso del disarmante ritornello “Take a look at the kids on the streets no they never miss a beat”… 
I like it too much fa da riempitivo con allusioni chimiche e ringtones in sottofondo mentre il prossimo singolo You Want History prova una scialba critica sociale ai fenomeni consumistici arrivando quasi a disarmare con la pochezza del testo il beat killer appositamente creato per renderne accettabile l\’ascolto. Can\’t say what I mean funziona rabbiosamente per un paio di minuti, vibrante e a la Blur, ma il reggae overproduced della successiva e piuttosto anonima Good Days Bad Days ne annulla decisamente l\’effetto con l\’ennesima iniezione di banalità.
In Off with their heads impressiona soprattutto l\’aspetto ritmico: tutte le tracce suonano hanno un groove molto attraente, merito del lavoro alle macchine di Mark Ronson e Eliot James, chiamati a rinvigorire il suono della band a suon di effetti elettronici, tanto che gli elementi più interessanti di ogni pezzo si trovano spesso sepolti sotto la voce di Ricky Wilson e l\’esecuzione della band. Un esempio può essere l\’anima sottotraccia di un brano anonimo come Tomato in the rain, più convincente della somma di chitarre che la sovrasta sino a nasconderla. Half the truth dovrebbe essere futuristica o al più contemporanea, ma un incrocio tra rock e hip hop di questo tipo sa tanto di passato (ormai dimenticato tra l\’altro), nonostante l\’impegno della band e l\’intromissione sin troppo misurata di Sway. Always happens like that ha la profondità di un quattordicenne, costruita com\’è a colpi di slogan e mezze frasi: la situazione non migliora con Addicted to drugs, quasi imbarazzante per arrangiamento e povertà di riferimenti nel testo come nelle citazioni obbligate per accrescerne l\’appeal. L\’album si conclude con Remember you\’re a girl, ballata classica che strizza l\’occhio a Lennon tanto per non rischiare d\’essere troppo audace. Mah. 

P.S.
Il 5 che gli appioppa NME che li aveva lanciati è più che sintomatico

da fegizfiles di corriere.it