Paul Weller
Paul Weller è un signore di 52 anni, la maggior parte dei quali trascorsi dividendo il suo tempo tra studi di registrazione, sale prova e concerti. E’ una delle stelle musicali più amate del panorama inglese, soprannominato “The modfather†per i suoi trascorsi Mod, alla fine degli anni Settanta, quando con i Jam conquistò per la prima volta il successo. E’ un rocker che non ha mai accettato compromessi, ha sempre scelto liberamente cosa fare, quale musica suonare, quale strada prendere: «Non riesco a immaginare un altro modo di essere», dice lui, «credo che ogni artista, se si vuole definire tale, deve fare le sue scelte in completa libertà ». Weller è tornato ad incidere, dopo due anni, un nuovo album, che verrà a presentare in Italia dal vivo, durante la tre giorni degli Mtv Days, dal 25 al 27 giugno a Torino, tre giorni di concerti con la partecipazione, di moltissimi tra i migliori artisti italiani. Il disco si intitola Wake up the nation, e più che un titolo sembra una dichiarazione d’ intenti: «Il titolo è una speranza, è uno “statementâ€, un’ affermazione. Non credo che si possa più andare avanti come siamo andati avanti fino ad ora, soprattutto in Inghilterra e non soltanto in termini politici. Sono stanco di “X Factor†e dei reality, sono stanco di tutta questa musica che non fa male a nessuno, musica sicura e tranquilla che non ti mette in discussione. E’ giunta l’ ora di una rivoluzione, ma non so se accadrà . Ai ragazzi oggi interessano altre cose, il football, internet, le tecnologie, la musica è svalutata, non è più il centro della vita di una generazione. Certo, ci sono ancora molte nuove band, i ragazzi che suonano sono tantissimi, ma il significato della musica si è andato perdendo». Di certo molte cose sono cambiate da quando nel 1978, nel pieno dell’ esplosione punk, Paul Weller era alla guida dei Jam. «E non mi sembra di poter dire che siano cambiate in meglio. All’ epoca anche se eravamo in un periodo di crisi economica, anche se c’ era la Thatcher, avevamo voglia di fare cose nuove, di cambiare, di muoverci. C’ era un movimento, soprattutto tra i giovani. Oggi mi sembra che tutto vada peggio e che la gente sia imbambolata, ferma. Ecco perché penso che ci si debba svegliare». Come fare? «Beh, per quello che mi riguarda facendo un disco. Scrivendo canzoni. Volevo fare un disco di musica che la gente potesse ascoltare di nuovo con eccitazione. Non musica da consumare rapidamente e poi dimenticare, ma qualcosa in grado di stimolare chi ascolta». Non è un obbiettivo piccolo, ma non è nemmeno irraggiungibile, da parte di un musicista come Weller. Trent’ anni di musica, due band che hanno segnato l’ evoluzione del brit pop in maniera essenziale, i Jam prima, gli Style Council dopo, e una carriera solista che lo ha visto produrre dischi sempre più liberi e interessanti, fuori dalle mode e dalle regole del mercato. «Mercato? Quale mercato? Le case discografiche sono sempre meno rilevanti, i dischi sono sempre meno importanti per i ragazzi. Ma la musica, al contrario, ha ancora un ruolo, è ancora un grande strumento di comunicazione, anche nell’ era dell’ mp3». Wake up the nation è un disco alla “vecchia manieraâ€, un album, completo e ricco, non una raccolta di singoli, in cui la tecnologia c’ è ma non è al centro: «Ho cercato di tenermi in bilico, tra il vecchio modo di fare dischi e quello di oggi, tra la “old school†e la tecnologia. Oggi è impossibile evitare la tecnologia nel produrre dischi, ma l’ importante è non farsi dominare. Abbiamo cercato di avere un suono vero, non vecchio, ma è difficile oggi trovare uno studio di registrazione come quelli di un tempo, e devi anche saper approfittare delle nuove tecnologie». Il disco segna anche la rinata collaborazione con Bruce Foxton, bassista dei Jam, con il quale Weller non lavorava da moltissimo tempo: «Tempo fa la moglie di Bruce si è ammalata, ed io l’ ho chiamato, per parlare e stargli vicino. Quando accadono cose del genere ti fai delle domande, pensi che la vita è davvero breve e non ha alcun senso non parlarsi. Lei era contenta che noi ci fossimo riavvicinati, e lo siamo stati davvero anche noi. Abbiamo continuato e abbiamo fatto bene, ha funzionato». E adesso cosa vorrebbe fare ancora Paul Weller che non ha fatto in passato? «Voglio spingermi fino ai miei limiti, cercando di sfuggire ad ogni definizione, cambiare, non fare quello che la gente si aspetta da me. Magari riuscirò ancora a sorprendere qualcuno…».
nota di buzz,,,,,,,pare che a lui il disco piaccia,a me per nulla!
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply