E’ sempre lecito doversi aspettare un super album da una super band? E’ sempre lecito doversi aspettare un lavoro che rimanga impresso in un periodo in cui la musica è sempre la solita minestra riscaldata? E’ sempre lecito avere la speranza che il mercato discografico non la faccia franca sull’arte e sulla libera espressione artistica in generale? Per ciascuna domanda la risposta è soltanto una: sì, sempre e comunque.
E’ doveroso che l’arte, la musica in questo caso, si elevi e superi barriere economiche, sociali, settoriali e che riesca a creare quell’insieme di sensazioni che possano sollevare e dare gioiaall’animo umano.
Tutto questo preambolo per introdurre quello che da molti, parlo di appassionati, è considerato l’album dell’anno (uscita 30 ottobre 2012), sto parlando dell’album Afterglow dei Black Country Communion. Alcuni hanno già definito questa band super, grazie ai nomi, alle qualità tecnico-artistiche, alle doti, all’esperienza dei musicisti che compongono il gruppo; il chitarrista Joe Bonamassa, bluesman dalle doti eccelse, l’immenso Glenn Hughes vocalist e bassista della formazione, ricordiamolo anche nei Deep Purple, l’ex Dream Theater Derek Sherinian e dietro le pelli Jason Bonham, figlio del dramme dei Led Zeppelin. Allora, è una super band? Sì, è una super band.
Ma allora mi chiedo perché gli addetti ai lavori stanno snobbando in massa i Black Country Communion? Non lo voglio sapere, meglio non saperlo, meglio così a questo punto.
Mi viene ancora un’altra domanda a proposito delle super band.
Qual è il rischio quando dei musicisti di questo livello si mettono insieme? Uno su tutti c’è, e cioè la possibilità di cercare di far risaltare il nome del singolo rispetto alla totalità, cercando così di prevaricare gli altri soffocando l’altrui talento per esaltare il proprio. Ma poiché ci troviamo al cospetto di musicisti con la ‘M’ maiuscola e soprattutto di musicisti ed artisti che non hanno paura di confrontarsi con i propri pari ecco Afterglow, un album autentico che rimarrà impresso nella mente di molti a lungo.
Afterglow, è il terzo lavoro dei Black Country Communion, terzo in tre anni di attività, di conseguenza è facile comprendere che la vena creativa di questi quattro cavalieri del rock’n’roll non si è affatto assopita nel tempo, anzi, a giudicare dal contenuto dell’album, mi sembra che, come col vino, le cose migliorino col trascorrere del tempo.
L’album si sviluppa attorno a riff coinvolgenti, duri ma con quel tocco di melodia che fa sì che ogni brano rimanga immediatamente impresso nella mente. La struttura dei pezzi è molto raffinata e variegata, tanto hard rock in vecchio stile, qualche venatura metal qua e là e un po’ di funky, quasi a ricalcare le produzioni da solista di Glenn Hughes degli ultimi tempi. Sì proprio Hughes. E’ lui che si occupa di stendere la maggior parte dei brani e dichiara che se Joe Bonamassa non fosse stato impegnato così a lungo nel suo tour, probabilmente avrebbe scritto più di lui… Che dire, nonostante la sua notevole caratura e carriera, Hughes è sempre un modesto uomo d’arte e di spettacolo.
Ogni brano è esaltante, ogni pezzo è una storia in musica, ogni insieme di note, voci, assoli, rullate di batteria è un sussulto, una carica di passione risultato di incommensurabile classe e talento puro. La voce di Glenn Hughes riesce a ottenere delle estensioni impressionanti e sembra quella di un ventenne, la raffinata classe di Joe Bonamassa, che sprigiona sequenze di note dando quel raffinato tocco blues in ogni brano, è qualcosa di veramente coinvolgente, la ritmica è perfetta come il segnale di un metronomo, ed in questo caso il portare del tempo è Jason Bonham capace di eseguire percorsi ritmici senza strafare e rischiare così di involgarire le battute, il magnifico tappeto sonoro operato da Derek Sherinian che avvolge caldo e sprigiona energia sonora, riconciliano il cuore con il mondo intero.
Mi sono immediatamente innamorato di brani come Midnight Sun, per quel leggero tocco alla Who che non guasta mai e per la capacità di rendere un semplice ritornello orecchiabile in un classico motivo che si insinua nelle meningi; This Is Your Time, per il suo riff portante cadenzato che sfocia in una splendida apertura armoniosa; Cry Freedom, per il suo sapore estremamente seventies così poco celato; Dandelion per la sua atmosfera che alterna momenti potenti a momenti più armoniosi; la splendida Confessor, dura ma con un ritornello e inciso davvero esaltanti; la lenta ed ipnotica title track, bella davvero anche per l’aumento di intensità nella sua seconda parte…
Un album con i controfiocchi davvero, un altro momento esaltante nella carriera di questi immensi musicisti.
Meno male che la critica e il music business li stia snobbando, è giusto che Black Country Communion sia roba da fan, patrimonio dei fan… ce ne fossero di più così!!!
Album da avere!!!
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply