Bentornato, Jack. Quella strana creatura che si fa chiamare Jack White III arriva incredibilmente al suo primo album solista.
Incredibilmente perchè, dopo anni di geniale carriera con i White Stripes, le escursioni con Raconteurs e Dead Weather, la rilettura delle radici musicali americane e le migliaia di altri progetti sui quali il nativo di Detroit ha messo le mani, Mr. John Gillis (suo vero nome) si ricorda di non aver mai vergato un LP col solo proprio nome, e dunque pone rimedio.
Sinceramente, era ora.
Ad anticipare Blunderbuss, disco in uscita fra un paio di mesi, è arrivato Love Interruption, singolo scelto per la promozione che, anche solo per il personaggio, si attendeva con curiosità.
A quanto pare, a ragione, visto che il buon Jack distilla ancora un sorso di originalità da quella che pare essere una cantina inesauribile.
Accompagnato da chitarra acustica, clarinetto e wurlitzer, Jack riesce ad essere magnetico ed efficace come dietro ad un muraglione di amplificatori, mentre racconta come vuole farsi fare le peggiori cose dall’amore: un vero canto di passione autolesionista espresso da un neodark allegro e, forse per questo, ancora più inquietante.
Contrasta magnificamente con le parole infatti il dolce arrangiamento del pezzo, e con esso la gran voce di Ruby Amanfu che lo accompagna, figlio evidentemente dei viaggi di Jack nelle viscere della musica americana che l’anno scorso gli sono valsi il titolo di Nashville Music City Ambassador da parte del sindaco della città del Tennessee.
Archiviata la moglie-sorella-collega Meg e l’esperienza (strepitosa) dei White Stripes, Jack White rilegge la sua personale passione per i suoni semplici e diretti e si lascia guidare dal suo stesso talento verso un disco che si preannuncia come qualcosa di clamorosamente interessante.
Di nuovo, bentornato Jack.
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