Small Source Of Comfort
Bruce Cockburn
Voto: TRE STELLE
Casa discografica: True North-IRD
Anno: 2011
Dal dizionario 24.000 dischi
Bruce Cockburn
I dischi di Bruce Cockburn sulle prime sembrano tutti uguali, con quel modo assennato di portare la voce e gli echi riflessi di cento canzoni da una lunga vita artistica. Poi verifichi, scavi e ti accorgi che dietro le apparenze pulsa un mondo ricco e colorato, e l’autore ancora una volta ha curato i dettagli per un’opera non meno che speciale.
Small Source viene cinque anni dopo Life Short Call Now e, come spiegano le note, in origine doveva essere altra cosa. Doveva essere rumore, asprezza, piccolo tuono, mentre il risultato è un chiaro guscio di musica con toni assennati, sfumature, sobrietà . Cockburn ha composto con calma e nitidezza pagine scritte lungo gli anni e per ognuna ha voluto una data, un luogo, un breve commento; lo ha fatto spesso in discografia, è una sua cifra caratteristica, e conferma la propensione alla forma diaristica, a istantanee di vita fissate con semplicità e tratto rapido. Ogni tanto qualche strumentale interrompe il flusso ma è l’aspetto meno interessante, sono intermezzi di maniera; il dunque sono le canzoni, il pendolariato amoroso fra Kingston e Brooklyn raccontato in The Iris Of The World, il fardello emotivo di un viaggio in Afghanistan che pesa su The Comets Of Kandahar e Each One Lost, il sorprendente scarto surreale di Call Me Rose, sogno di una reincarnazione di Richard Nixon in forma femminile.
Cockburn conduce il disco con il produttore Colin Linden e pochi selezionati musicisti, a cominciare dall’ottima violinista Jenny Scheinmann e da Annabelle Chvosteck, che gli ha portato un paio di brani abbozzati poi completati insieme. Alla fine però sul proscenio rimane solo il protagonista, con una breve canzone con cui usava chiudere i concerti nei primi anni di attività . Una specie di seme originale, le note riportano: Toronto, 15 marzo 1968.
delrock
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