GENERE: cantautorato dark.
PROTAGONISTI: Anna Calvi (voce, chitarra), Mally Harpaz (chitarra, harmonium, percussioni), Daniel Maiden-Wood (batteria, cori). Produce Rob Ellis, storico collaboratore di PJ Harvey.
SEGNI PARTICOLARI: londinese di padre italiano, Anna Calvi è l’artista emergente di cui più si parla in questi primi giorni di 2011. Anche perché già nel 2010 era stata scelta per aprire i concerti di Interpol e di Nick Cave, in UK è stata inclusa in qualsiasi lista di “next big things” per l’anno nuovo, è stata messa sotto contratto niente meno che dalla Domino, ha ricevuto i complimenti persino da Brian Eno. Hype ai massimi livelli, dunque, per ottenere il quale l’ottimo lavoro dell’ufficio stampa è stato certamente aiutato dall’avvenenza di Anna, dalla sue origini che fanno tanto esotico in patria quanto patriottico da noi, ma che, come cercheremo di spiegarvi, per una volta è assolutissimamente giustificato.
INGREDIENTI: dicevamo dell’ottimo lavoro dei promoter della Domino: certamente, citare nella press release del disco un cocktail di nomi che include Nina Simone, Maria Callas, Maurice Ravel, Claude Debussy, Jimi Hendrix, Captain Beefheart e David Lynch può aiutare, e molto, a suscitare estrema curiosità . Altrettanto inevitabilmente questo contribuisce sensibilmente ad elevare l’asticella delle aspettative, molto più dello scontato (e tanto riduttivo da risultare ingeneroso) epiteto di “nuova PJ Harvey” che circola sulla stampa specializzata anche a causa della scelta di Ellis quale produttore. Della migliore PJ Anna ha senza dubbio quella ruvidezza sexy che pervade tanto la tonalità vocale quanto le canzoni in sé, ma nella musica della Calvi è molto di più, cita elementi classici, Morricone, si avvicina alla claustrofobica visione del mondo del Nick Cave più cupo, raggiunge vette emozionali che solo uno come Jeff Buckley era riuscito a toccare. Anna però sa anche ammiccare, ed è gatta morta almeno quanto Florence ma con molto, molto più stile e con molta, molta più erudizione.
DENSITÀ DI QUALITÀ: scopriamo subito le carte dicendovi che potremmo essere di fronte, già a gennaio, al miglior disco del 2011, e non solo: ‘Anna Calvi’ ha più personalità , qualità e pathos di tutti gli album usciti nel 2010 e forse anche nel 2009. Ciò che rende questo LP bellissimo è la capacità della Calvi di scrivere canzoni che arrivano subito, immediatamente, all’ascoltatore, non per la loro semplicità compositiva, non per le melodie attraenti (che pure ci sono), non solo per l’abilità vocale della cantautrice, ma sopratutto per la enorme dose di passionalità e viscerale coinvolgimento emozionale che questo disco sprigiona da ogni suo singolo solco, e che contagia inesorabilmente chi vi pone l’orecchio. Anna utilizza registri diversi senza mai risultare banale o scontata, senza mai apparire ruffiana o opportunista, senza mai eccedere o ostentare. Non sempre la Calvi sceglie la soluzione più facile, di certo le decisioni prese sono puntualmente e costantemente le migliori possibili. La strumentale ‘Rider To The Sea’, tra Mogwai, Calexico e spaghetti-western, è posta in prima battuta come ideale replica a quanti considerano la precoce fama della fanciulla italo-inglese esclusivamente dovuta al piacevole aspetto o alla diffusa esposizione mediatica. E’ una sorta di dichiarazione d’intenti, un’affermazione della volontà dell’artista di non accettare nessun compromesso. Sono però la sentitissima ‘The Devil’, che non avrebbe certo sfigurato in ‘Grace’ del più giovane dei Buckley, e la successiva ‘Blackout’, il singolo che si sente anche in radio, accessibile quanto sofisticato, a definire gli estremi di eccellenza di quest’opera: un esordio magnificamente perfetto.
VELOCITÀ: quella dei battiti del cuore, che aumentano ogni minuto di più.
IL TESTO: “The Devil! The Devil will come!”, da ‘The Devil’. Patto col diavolo?
LA DICHIARAZIONE: in un’intervista a ‘GQ’: “In musica adoro gli spazi vuoti, le pause, lo sforzo è diretto a creare atmosfere suggestive. Ogni strumento deve saper raccontare una storia così come le parole. Ogni nota ha la sua importanza. Non ce ne devono essere mai troppe, solo quelle necessarie.”
IL SITO: ‘Annacalvi.com’.
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