Cage The Elephant
Cage The Elephant
Voto:Â
Casa discografica: Capitol
Anno: 2009
Nel mondo globale la distinzione tra rock americano e Brit si è fatta più sottile. Questi Cage The Elephant, per esempio. Vengono da un paesello del più remoto Kentucky, Green, ma sputano una musica acida e nevrastenica come se fossero adolescenti londinesi e in Gran Bretagna hanno ottenuto attenzioni forse anche più che in patria. Sono in cinque, con lo schema classico di chitarre batteria e voce, e hanno titillato la grande pancia della scena con un paio di singoli giusti prima di venire accolti in studio da una major. Con tutti i crismi ma in fretta: questo esordio è costato dieci giorni di lavoro, il tempo per sfogare una diecina di canzoni flash e lasciarvi qualche sbavo, un’idea di rumorosa precarietà che è giusto quello che piace, oltre al piglio sfacciato della voce e a qualche meritevole uncino.
L’elefante citato nella sigla (simbolo di forza e saggezza, vogliono loro) può suggerire l’idea di un suono ingombrante ma così proprio non è. I Cage sono un commando agile e snello, volano rapidi su una nuvoletta di (quasi) punk sotto la costellazione dei Green Day e/o White Stripes, anche se la definizione più suggestiva l’ha data quel giornalista che ha scritto, esagerando con entusiasmo, di “una specie di Rage Against The Machine con Mick Jagger come front man”.
Bravi e promettenti: con una serie di canzoni che attaccano piacevolmente il sistema nervoso, dall’ormai classica In One Ear a James Brown a Judas.
Riccardo Bertoncelli  delrock.it
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si, sentito l’anno scorso, niente di innovativo o particolarmente memorabile ma si lascia ascoltare piacevolmente e loro hanno già un suono abbastanza personale. I singoli passavano molto spesso su Virgin
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thanks a lot dedde……but i think we don’t like Virgin so much,sorry
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