by LUCA CASTELLI
I generi musicali del mondo? Secondo Every Noise at Once sono 1264
Un particolare della mappa interattiva di Every Noise at Once
Dal pop commerciale alle più bizzarre derivazioni tecnoregionali, il sito mostra l’estrema varietà e contaminazione della colonna sonora contemporanea del pianeta. Con una serie di playlist per gli spiriti più avventurosi (e curiosi).
Presumibilmente, questo è il giorno in cui sentirete parlare per la prima volta di luk thung, terrorcore, deep discofox e duranguense. Sono alcuni dei 1264 generi musicali presentati sul sito Every Noise at Once . La lista è stata compilata dallo scozzese Glenn McDonald basandosi sulle etichette usate dalla società The Echo Nest per catalogare la musica mondiale ed è presentata in forma interattiva e multimediale: se volete, il duranguense potete anche ascoltarlo (di ogni genere è fornita una playlist su Spotify, la piattaforma di streaming che da marzo 2014 è proprietaria di The Echo Nest).
Ennesima dimostrazione delle magiche (e un po’ mostruose) creature che si possono inventare mescolando fantasia e algoritmi, Every Noise at Once offre una caleidoscopica fotografia della multiforma che sta prendendo la musica popolare nell’era della globalizzazione e della contaminazione. Il continuo intreccio tra grandi famiglie classiche (rock, pop, jazz, blues, hip hop, metal) e tradizioni locali (tutti i folk e i ritmi del mondo: caraibici, asiatici, africani, balcanici…), con il contributo di una società sempre più basata sul network e sulla connessione e di una tecnologia che favorisce remix e manipolazioni sonore, ha prodotto un’incredibile esplosione di generi. Che grandi contenitori come iTunes, Spotify o YouTube offrono ormai alla portata di qualsiasi ascoltatore.
L’esperienza su Every Noise at Once è estremamente divertente: si può scartabellare nelle playlist dei generi più conosciuti, andare a vedere come viene presentata la musica italiana (tra i 1264 generi ci sono italian pop, classic italian pop, indie italian pop, italian folk, canzone napoletana…) e soprattutto partire all’avventura – armati di machete e streaming – allontanandosi dal tedio delle classifiche mainstream e addentrandosi nella lunga coda della musica del mondo: tra vaporwave e shimmer psych, r-neg-b e fourth world, lithumania e rock gaucho.
I difetti e gli eccessi del digitale sono tutti presenti: dall’elevato coefficiente di timewasting del sito (lasciate ogni speranza di uscirne in fretta, voi ch’entrate) al peso un po’ opprimente dei grandi numeri e dei tanti contenuti, agli inevitabili trabocchetti dell’universo dei tag (aprite oratory solo se volete ascoltare i discorsi di JFK, Malcolm X o Winston Churchill). Quella dell’attribuzione di generi ed etichette, d’altronde, è una materia su cui artisti, critici e appassionati discutono fin dall’origine dei tempi rock. Ma non mancano neanche le gioie e le delizie, tipiche di quei servizi web che mostrano nuovi orizzonti. E sebbene la presentazione su mappa interattiva sia suggestiva, la modalità a lista risulta più funzionale (esplorabile anche seguendo criteri cronologici o geografici ).
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