Basta dire «dark» e subito viene alla mente l’ immagine di Robert Smith, i suoi capelli neri e ispidi, i suoi occhi bistrati, l’ abbigliamento rigorosamente nero. E viene alla mente il suono dei Cure. Certo, definire semplicemente «dark» la musica dei Cure sarebbe quanto meno ingiusto e incompleto, anche se Smith e i suoi compagni hanno dato un contributo determinante alla definizione dello stile, all’ interno del più ampio e significativo movimento della new wave. Infatti i Cure sono, con buona approssimazione, una delle band centrali dello sviluppo della musica degli anni Ottanta in Europa, potrebbero sedere tranquillamente al fianco degli U2 e dei Simple Minds in una ipotetica «trimurti» del rock britannico di quegli anni. Loro, con il suono inconfondibile della chitarra di Smith, con le canzoni, quelle davvero indimenticabili dei loro album più belli e famosi, hanno incarnato nella new wave il lato più oscuro e fascinoso, hanno provato davvero a «rifondare» il rock su basi nuove, musicali certamente, filosofiche se ci si passa il termine. Nati dalla grande esplosione del punk, in un mondo in cui la prospettiva migliore era quella di non avere futuro, i Cure hanno saputo scandagliare le profondità dell’ anima di una generazione, hanno viaggiato ai confini della notte, nel cuore di tenebra di una musica che mescolava sapientemente sentimento e ricerca. Le loro canzoni sono state piccole pietre disseminate lungo un percorso che per molti altri era semplicistico ed essenziale: se il punk riduceva la comunicazione al minimo, se l’ ondata del pop elettronico predicava un’ ineffabile leggerezza, Robert Smith e la sua band mantenevano forte la passione per la musica, segnavano la strada che altri avrebbero percorso, incrociavano tensioni e sentimenti dei ragazzi degli anni Ottanta dando corpo e suono a quei sogni e a quei desideri. Robert Smith è l’ anima e il cuore dei Cure, ed è uno dei cardini di tutta la new wave inglese, la sua chitarra ha animato la musica della sua band ma anche quella di Siouxie and the Banshees, e il suo stile, davvero inimitabile, ha influenzato un’ intera generazione di musicisti inglesi ed europei. Oggi i Cure sono una piccola grande istituzione della scena britannica, una band che ha saputo conquistare un pubblico enorme, segnando anche gli anni Novanta con una produzione eccellente e originalissima. E dal vivo, molto più di altri della stessa generazione che si limitano a portare in giro il circo della nostalgia, dimostrano di saper essere ancora travolgenti e coinvolgenti, con un suono che di nostalgico ha ben poco
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