ecco cosa ne pensa delrock.it
The Pains Of Being Pure At Heart
The Pains Of Being Pure At Heart
Voto:Â
Casa discografica: Slumberland
Anno: 2009
Il disco è ormai vecchio di qualche mese ma ci è parso ugualmente opportuno ritornare sui Pains Of Being Pure At Heart.
Il giovanissimo gruppo si segnala come una realtà nuova nel panorama di questa livellata ed enigmatica fine degli anni Zero. Per quanto, e gli auguro che io sia un cattivo profeta, credo gli sarà difficile essere più una meteora, il complesso newyorchese colpisce di primo acchito per il modo cui abbina maliziosamente senso melodico e sonorità insidiose.
Nonostante gli schemi di alcuni pezzi tendano spesso e volentieri a sovrapporsi e suonare come un unico tema, la freschezza dell’album nel suo complesso (scusate il gioco di parole) è indiscutibile. Lo spiccato revisionismo neosensibilista e il neocandore sfrontato con cui un quartetto di ventenni replica suoni di vent’anni fa risultano persino encomiabili, da un certo punto di vista.
The Pains of Being Pure at Heart è uno zuccherino goloso per gli amanti dell’indie pop chitarristico d’antan, una prelibatezza da far sciogliere in bocca, soprattutto per i sensibili e nostalgici che guardano al catalogo di storiche indies quali Sarah e Creation come a uno scrigno di gemme preziose da custodire con cura, o per coloro che al ritorno in auge dell’anorak/twee pop o degli shoegazers di fine anni ’80 (al massimo inizio ’90) farebbero salti gioia rivivendo una seconda giovinezza da appassionati musica, o una seconda giovinezza tout court.
L’appello vale pure per altri che non hanno mai vissuto quelle note in diretta per ragioni, appunto, di età , se ne sono innamorati e vorrebbero un equivalente per il loro tempo. Oppure, terza ipotesi, coloro per cui il gruppo di chitarre che suona melodie brillanti e con quel pizzico di emozione romantica “post-punk” varrà sempre più di tutto il resto, o sarà sempre un unknown pleasure irrinunciabile. Quarto motivo: sono uno dei gruppi nuovi del momento. Se non si fosse capito.
I primi segni dal quartetto arrivavano con un EP, un singolo e un paio di split. In un singolo diviso a metà con i Parallelograms faceva capolino la canzone Kurt Cobain’s Cardigan. Il titolo sottintende tutto un immaginario – pensiamo tutti si riferisca al pullover coi bottoni verde un po’ rustico che Cobain ha immortalato nell’Unplugged – e per di più lo svolgimento è filologicamente correttissimo: ritmo e armonia sono il calco di Son of a Gun e di Molly’s Lips, ma rispetto alle versioni originali dei Vaselines, che di quelle canzoni erano gli autori. Qualora si osservassero i riferimenti in bella posta citati tra le ispirazioni nel loro sito internet parrà sintomatico che vi figuri Kurt Cobain, non i Nirvana; immaginiamo che la sua mediazione abbia fatto conoscere agli strani teenager made in USA figure come i Vaselines o le Marine Girls.
Un’altra chicca di questo tipo è il pattern di batteria del singolo Young Adult Friction: è manifesto che siamo dalle parti di Upside Down dei Jesus & Mary Chain. Con chicche simili ad annunciarlo l’album omonimo di questa formazione newyorchese non poteva essere che un mini-saggio di pop da etichetta indipendente.
Si tratta, per meglio dire, di indie-pop-noise di marca decisamente più anglofila che americana, nonostante la residenza nella Grande Mela. Il sound si riallaccia a quegli anni ‘80 che a loro volta “ai tempi” volevano recuperare lo spirito naif gli anni ’60. Gli strani teenager di oggi assorbono il simil jingle-jangle filtrato attraverso gli Smiths e la generazione C-86, lo mettono a mollo in un feedback edulcorato in bella calligrafia da shoegaze-revival e pescano in tutto il magma derivato dai Velvet Underground dell’album omonimo (in pratica da tutto l’indie rock melodico). C’è abbastanza spazio per muoversi e non farsi mancare l’ossigeno.
Se realizzare un disco valesse come compito in classe di storia del rock The Pains Of Being Pure At Heart sarebbe da 10 e lode. Oltre che un tuffo al cuore ogni nota è paradigmatica nei suoi riferimenti ai gruppi della Sarah Records come Field Mice, Heavenly, Sugargliders, Another Sunny Day (queste tre parole in fila fanno capolino, guarda caso, in Come Saturday) o alla Creation dalle origini, per arrivare alla scuola dei My Bloody Valentine e dei loro contemporanei; in mezzo, tutti gli scozzesi pop indipendenti dal big-bang di Jesus & Mary Chain ai Pastels, ai Teenage Fanclub o, perché no, ai Belle & Sebastian.
Come Saturday, Young Adult Friction, This Love Is Fucking Right o Everything With You si somigliano ma sono immediate, familiari e personali quanto basta per sedurre chi ha nel cuore certe sonorità e ne è quasi dipendente. Dal vivo il sound era a dire il vero molto più da banda new wave, con le chitarre abbastanza pulite, i classici tempi 4/4 a macchinetta e gli immancabili accordi col barré della serie: quando un capotasto può cambiarti la vita. Nel disco figurano anche Contender, più vicina ai Galaxie 500, Stay Alive e Gentle Sons, puro dream pop.
I Pains Of Being Pure At Heart non inventano ma frullano, azzeccano i riferimenti giusti combinati con buone melodie e alla fine non sbagliano una nota. Molto liceale, ma tant’è. Mai pensato che avrei paragonato un bel disco – un bel disco – a un compito in classe fatto ad arte. Siamo arrivati alla generazione degli scolaretti rock. Lo siamo stati tutti, inutile negarcelo. Future? Maaaaahhhhh
PS: è in realtà in 4- più che un 3,5. Siamo neosensibilisti anche noi.
di Tommaso Iannini
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Saranno una meteora, avranno un futuro? Si/No? E chi se ne frega; nel caso fosse, non saranno ne i primi, ne gli ultimi a lasciare un solo, buon/ottimo album ai posteri. Non vedo dove risieda il problema.
Caso mai, il problema, sono le eterne promesse o vecchi tromboni arrugginiti, che da anni continuano imperterri a macinare mediocri, se non pessimi dischetti di policarbonato, uno uguale all’altro, senza sosta alcuna.
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a qualcuno piaceranno no?questo basta e avanza ,giusto Alien?ciao a tutti
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appunto, invece pare che il problema, sia cosa faranno il prossimo disco; ripeto chi se ne frega, per ora a me basta questo. quando sarà il momento, sentiremo e giudicheremo.
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alla grande………..
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