Se ne è andato J. G. Ballard, uno dei più grandi scrittori e visionari del secolo.
La realtà descritta da James Graham Ballard
Ballard conduce in un incubo ad occhi aperti, talmente aperti da permettere il riconoscimento della realtà : forse è proprio questa la sensazione che maggiormente acuisce il disgusto e l’ansia che provoca.
Disgusto per noi stessi, per quello che siamo diventati più o meno inconsapevolmente. Impossibile definirlo un profeta, anche se molte delle vicende che ha descritto si sono poi avverate: molto probabilmente gli stimoli erano arrivati nella sua mente molto prima che noi potessimo percepirli.
Quando questo sia avvenuto non è dato saperlo, non credo lo si possa stabilire con esattezza, anche se, dopo la prigionia in Cina nel secondo dopoguerra e la morte della moglie in un incidente stradale, le ossessioni vissute in prima persona si sono materializzate nei suoi scritti.
Una lenta e dolorosa presa di coscienza quella descritta da Ballard, che prende la via dell’iperbole viaggiando a rotta di collo sulle amate autostrade, con la velocità in grado di formare un unico continuum con la pornografia, le celebrità , la morte, la chirurgia estetica.
Gli incubi travestiti da sogni realizzabili della middleclass occidentale, oggi pronti per essere esportati anche senza visti e passaporto nelle nuove colonie culturali d’Oriente: un passaggio anche questo contenuto nei suoi scritti, la descrizione di un grande magma turistico in cui la normalità è assicurata dalla presenza ben visibile delle multinazionali.
Lo straniero non avvertirà più straniamento perché il diverso non sarà altro che un suo riflesso, una semplice declinazione di canoni estetici e culturali in franchising.
Ballard s’interroga sulla pornografia reale, non quella percepita come tale, sul grado di eccitazione che i media provocano in chi guarda, travestendo ogni assassinio in un lutto di plastica, pronto per essere consumato: le deviazioni di una popolazione che vede, ma non comprede l’esternalizzazione del proprio sistema nervoso.
Compone liste che aiutano a rompere schemi assoluti, reinventandone semplicemente altri, scavalcando ogni possibile etica postmoderna, senza mai dimenticare la lezione di William Burroughs e di Andy Warhol.
Una descrizione cinica e disincantata di una realtà incapace di assistere ad un ipotetica terza guerra mondiale, avvenuta in poco meno di quattro minuti e nascosta tra i bollettini medici del presidente degli Stati Uniti (il terzo, impossibile, mandato per Reagan, viatico alla politica spettacolo, al valore aggiunto dell’impressione e dell’interpretazione del nulla).
L’immaginario si popola di scariche elettriche e incidenti ad alta velocità , di parti corporee ingigantite a dismisura e di feticismo connaturato alla propaganda della bellezza.
Una decantata mostra delle atrocità che attraversa senza dare segni di stanchezza il mondo ad alta connessione tecnologica, pronta ad imbastire nuovi reality show per azzerrare le quotidiane flagellazioni: l’illusione di essere al di sopra, intoccabili per casta oltre che per scelta.
L’appiattimento culturale e la continua stimolazione dei nostri sensi in grado di provocare inaspettate scosse di violenza, a meno che non subentri l’accettazione di un sistema che prevede il “bene†come successo e qualifica sociale: un “bene†formale, istituito, senza domande che possano portare a riflessioni personali, alla cancellazione (anche per un attimo) di una qualsiasi morale.
“La gente ha capito che qualcosa non va. Si butta sulla società dei consumi come gli abitanti di una città sotto assedio che sanno che i barbari sono alla porta. Ma sanno anche che i barbari sono loro stessi.â€
James Graham Ballard.
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ANCORA SU BALLARD, da La Stampa
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=2025&ID_sezione=81&sezione=
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