Di Paolo Giordano da soundcheck il suo blog de ilgiornale.it
E lui indica laggiù un punto sulla riva del Lago di Ginevra: «Ecco, l’abbiamo registrata lì in una sera di dicembre del 1971, faceva un freddo bestiale». Roger Glover (il primo a sinistra qui nella foto grande) è il bassista dei Deep Purple, quello che si inventò il titolo di Smoke on the water, una delle canzoni più famose della storia del rock. Dai, tutti l’hanno canticchiata almeno una volta: ta ta ta…. «Noi allora non potevamo certo immaginarlo, ma quella era una canzone che l’avrebbe cambiata, la storia della nostra musica». È seduto sulla veranda del Grand Hotel di Montreux, ora ha 63 anni, ha un cappellino verde da rapper al posto della zazzera e beve acqua minerale, mica scotch e Coca come nel 1971. «Andavamo avanti con quel cocktail tutto il giorno e soprattutto la notte, pensavamo che saremmo morti in tre o quattro anni e invece eccoci qua: sono quarant’anni che esistono i Deep Purple». Smoke on the water è la canzone simbolo del rock duro, ha un giro di chitarra che qualsiasi principiante ha imparato a suonare subito, e ancora oggi si ascolta in radio, nei programmi tv ed è scaricatissima su iTunes. «Sai una cosa? Ai nostri concerti ci sono sempre più giovani» spiega mentre gli occhi mandano una fiammata di entusiasmo. Sembra pure lui un ragazzino, volendo. «Per registrare l’album Machine Head affittammo dai Rolling Stones il loro studio mobile e lo piazzammo all’interno del Casino. Era fine novembre del 1971, eravamo pazzi di gioia. Una sera, il 4 dicembre, al Casino c’era il concerto di Frank Zappa & The Mothers e, durante l’assolo di tastiera del brano King Kong un pazzo lanciò un petardo in sala. Tutto prese fuoco, la gente scappò subito e il fondatore del Jazz Festival, Claude Nobs, l’aiutava ad uscire alla disperata. Da fuori si vedevano le fiamme riflettersi sulle nuvole e il fumo avvolgeva il lago, perciò mi venne l’idea del titolo Smoke on the water, fumo sull’acqua».
Nei giorni successivi, i Deep Purple si trasferirono al Pavilion, un teatrino poco distante. «E lì nacque il giro di chitarra. Lo abbiamo inciso di notte, perché in quel periodo ci svegliavamo al pomeriggio e suonavamo in studio fino all’alba. Però il vicinato iniziò a protestare, la gente diceva “questa è una zona tranquilla, accidenti andate via†e mi ricordo che Ritchie Blackmore registrò la chitarra di Smoke on the water mentre alla porta c’era un tipo della sicurezza che bloccava i vicini imbestialiti. Sì, mi ricordo benissimo: c’era proprio lui, che era molto grosso, appoggiato contro la porta per evitare che fosse buttata giù a calci mentre noi eravamo attaccati ai nostri strumenti con le cuffie in testa». Caos creativo. Però qualche giorno dopo i Deep Purple dovettero fare le valigie per davvero e lasciare il Pavilion alla quiete del lago. «Perciò le parti vocali della canzone furono registrate qui al Grand Hotel, che ha cinque piani sottoterra perfetti per la musica. Noi suonavamo qui, poi salivamo a prenderci uno scotch con Coca Cola, vivevamo sulla Terra ma eravamo in un altro mondo». Il brano apparve nel 1972 con l’album Machine Head ma solo l’estate dopo – e quindi sono trentacinque anni esatti – fu pubblicato come singolo in tutto il mondo. E fu un successo straordinario. «In realtà non ce lo immaginavamo, per noi quella era una canzone legata a un ricordo e forse era fin troppo semplice. È stata la gente a decidere che diventasse così importante». E ancora oggi, come qui all’Auditorium Stravinskij, quando sul palco si sentono quegli accordi, il pubblico esplode.Creativi e forse un po’ manieristi, i Deep Purple sono l’abc del rock duro, oltre che, come nel caso di Ritchie Blackmore o del batterista Ian Paice, autentici fuoriclasse del loro strumento. Negli anni Settanta molto semplicisticamente o stavi con loro oppure con i Led Zeppelin, ma da lì non si scappava e ancora oggi i loro cromosomi musicali affiorano qui e là nelle band in classifica. «Questo dipende dal fatto che non abbiamo mai inseguito le mode. Oscar Wilde diceva che le mode sono così brutte che ogni sei mesi vanno cambiate. Noi abbiamo cercato di essere sempre noi stessi proprio per non cambiarci mai». E perciò, proprio al culmine del successo a metà degli anni Settanta, hanno iniziato a darsele di santa ragione, a litigare e mandarsi a quel paese, separandosi e poi riunendosi e poi prendendo altri musicisti e infine sciogliendosi per otto anni. Dall’84 sono di nuovo insieme ma sono anni di geometria variabile: fuori Blackmore, dentro Steve Morse, via il tastierista Jon Lord, ecco Don Airey e avanti così. «Diciamo che i Deep Purple si sono rivelati essere un matrimonio complicato tra gente molto complicata», sorride. Però oggi sul palco sono ancora signori musicisti, con una padronanza cristallina degli strumenti e una conoscenza intima, quasi commovente di quella ritualità che proprio gruppi come loro hanno imposto ai concerti. «Noi suoniamo davvero – spiega Roger Glover – non facciamo “strummingâ€, non pasticciamo come magari fa Bob Dylan. Per carità , niente contro di lui. Ma quando sono entrato nel gruppo, nel 1968, non avevo mai sentito musicisti così, era quasi jazz, altro che rock. Jon Lord suonava il suo piano guardando la tastiera della chitarra di Blackmore, era una sintonia quasi sinfonica, la loro, una sintonia che è diventata la nostra spina dorsale. E pazienza se abbiamo litigato tanto. Non fu Einstein a dire che tutto dovrebbe essere il più semplice possibile ma mai troppo semplice? Bene, i Deep Purple sono stati proprio così». Ecco.
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se scrivi per un giornale fazioso e di parte, la cui attendibilità è inferiore all’Almanacco di Topolino, lo divento anch’io e mi rifiuto di leggere ciò che questo tizio, scrive, seppur nel suo blog. Fosse anche l’ultimo giornalista musicale rimasto sulla terra, non lo leggo, ne lo leggerò mai. Sorry buzz, ma: à la guerre comme à la guerre.
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credo che la versatilità della rete sia sinonimo di libertà.
Personalmente ho copiaincollato l’articolo di Giordano solo perche’ sono nato musicalmente coi Deep Purple e Made in Japan nel 1973.Fu il mio primo disco a 13 anni,Mozart e dintorni a parte grazie a mia madre austriaca.Di giornali e politica me frego altamente……….e quindi liberissimo di leggere o non leggere.Ci mancherebbe ………cmq il contenuto dell’articolo è nostalgico per rocker come me ,per il resto………e chissenefrega:-)
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Nel frattempo nei giorni scorsi,marcati ahime’ come spam,mi sono arrivati 3 post “internazionali” con complimenti per il blog che ho già pubblicato…….beh bello no?Credo che ogni tanto qualche post che ho copiaincollato da nme o altri siti e ho lasciato in lingua inglese sono stati notati……..benvengano amici “internazionali” no?
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Non ne ho fatto colpa a te buzz, dico solo che, liberi x liberi, io evito di leggere qualsiasi cosa, esca da quel giornale lì. Chiusa polemica, se polemica si può chiamare. Mi fa comunque piacere che ti siano giunti complimenti…buzz internesciònal! 😉
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figurati,lavoro con i giornali tutto l’anno e ho smesso di comperarli per trovare libertà di pensiero su internet…..a me de il giornale non me ne puo’ fregare di meno…..musica,musica,musica……put your record on Alien and let’s the music play……..that’s the way AND I LIKE IT:-)))oppure se preferisci:IT’S ONLY ROCK AND ROLL BUT I LIKE IT:-)))))
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mi dispiace che la pensiate in questo modo, io ho avuto modo di conoscere personalmente Paolo Giordano (e non ha nessun legame di parentela con il direttore) ed è una persona corretta, onesta e molto umana. Prima di giudicare l’eventuale datore di lavoro di una persona bisognerebbe conoscere la persona in questione innnanzitutto.
Va bhe, sono io che sono troppo idealista, lo so, tolgo il disturbo.
Non pensavo di trovarmi di fronte a queste censure o prese di posizione in questo blog.
Mi dispiace !
Buona continuazione Buzz ……. e buon lavoro, io preferisco eclissarmi.
Keep rocking,
Raffa
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urka boia primo incidente di percorso sul blog:dai ragazzi qui non siamo nelle METROPOLI per intenderci,siamo qua per divertirci e parlare di musica………mi assumo ogni responsabilità del caso anche perche’ sono stato io a pubblicare l’articolo in questione…quindi nell’ordine:BUZZ ha pubblicato è BUZZ e’ responsabile…….vi chiedo solo di non discuterne come altrove…..mettiamoci un sasso sopra ragazzi….io non censuro niente e nessuno (se non le volgarità ,perche’ dopo senno’ arrestano me eh eh)…….credo che in questo caso ho sbagliato io e voi Alien e Raffa siete stati troppo impulsivi……penso ci sia del misunderstanding frequente quando si va a “PAROLE” e non anche a sguardi e a conoscenze personali…….se a tutto cio’ aggiungo ancora che Raffa la conosco di persona e Alien e’ come se lo conoscessi,questa baruffa mi dispiace ancora di piu’.Non mettiamo in mezzo alle note musicali tematiche “off topic”…..non giova a noi,non giova allla musica,non giova al dialogo tra persone appassionate.Spero in una rappacificazione virtuale,di piu’ non posso fare.God bless all of you,just come on and rock on:-))ps a me non interessa IL GIORNALE a me interessa /va il topic,cioe’ i Deep Purple e rispetto la persona che lo ha scritto,tutto il resto è fuffa……..
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Ok ho sbagliato io, chiedo scusa alla Raffa e a te buzz. Non succederà più…sul tuo blog, fermo restando che io, la mia idea sul “datore di lavoro” che mi da del co***one, perchè non voto per lui, ce l’ho e me la tengo.
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e chiusa qui per sempre con la politica. Amen!
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buongiorno ragazzi!Lunedi nebbioso ma quando leggo post sinceri come quelli di Alien pare arrivare sempre il sole…io credo che tutti noi di politica,di polemiche,di incavolarci anche quando scriviamo e dibattiamo di musica non ne abbiamo nessuna voglia.Viviamo un momento difficile sia nel sociale che nell’economia generale.Forse scrivendo ,parlando e ascoltando musica queste difficoltà sono piu’ facili da superare e comunque piu’ sopportabili.
Diamoci tutti la mano idealmente e una pacca sulle spalle.Bacino al gentil sesso:-)
E comunque scusa di cosa……suvvia è un peccatuccio veniale,torniamo tutti al pentagramma e sono certo che Raffa leggerà e tornerà molto volentieri.
Un abbraccio a tutti,mi metto al lavoro anche se,sapppiatelo,sono sempre on line,anche per voi.
Buona settimana.
Buzz
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ah dimenticavo!poi ognuno ha le sue idee che vanno rispettate senza violenza nè verbale ne’ fisica……..almeno qua per cortesia che è il blog MUSICALE di tutti e non solo mio e di Luca,figura oscura che “naviga dietro” le quinte ma c’è!
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Ma io non ne facevo una questione politica, per carità, ognuno è libero di pensarla come vuole e per me, una volta che hanno conquistato il “cadreghino” sono tutti uguali.
Il mio punto era che Paolo GIordano è una persona intelligente e a mio parere è un peccato che delle persone si perdano i suoi articoli solo perchè scrive per un quotidiano che non è in sintonia con le proprie credenze. Tutto qui.
Tanto, se vogliamo andare a vedere, nessun quotidiano è veramente “libero e indipendente”, ognuno è fazioso a modo suo.
Comunque no problem, non volevo fare l’avvocato di nessuno, ho solo esposto il mio pensiero.
The show must go on !!!
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benissimo,sono contento che tutto e’ stato chiarito!Avanti con la MUSICA in pace,amore e liberta’:-))A volte magari sogni utopici,MA SOGNARE NON COSTA NULLA E NESSUNO CE LO VIETA GIUSTO??
Let’s go everybody:,put your records and your news on the blog….show must go on,life too:-))
A big hug to everybody.
Buzz
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Giusto buzz, inoltre, tra non molto arriverà Natale e ci sentiremo più buoni. Ne approfitto perchè a me, come a voi, immagino all’ultimo minuto, ci sarà qualcuno o saremo noi stessi, ad aver voglia di ascoltare assieme alle persone che ci sono vicine, canzoni natalizie; quindi ho deciso di giocare d’anticipo e iniziare fin da ora, a darvi qualche titolo che sia alternativo, ai soliti coretti scalcagnati che intonano, ginglebells…ginglebells e alle scontate melodie di Enya:
– Mary-Chapin Carpenter: Come Darkness Come
Light: Twelve Songs of Christmas (Zoe Records)
– Sheril Crow: Home For Christmas (Hallmark)
– Faith Hill: Joy To The World (Warner)
– Los Lonely Boys: Christmas Spirit (Sony)
– Bela Fleck & Flecktones: Jingle All the Way (Rounder)
– Melissa Etheridge: A New Thought For Christmas (Island)
– Elvis Presley: Elvis Presley Christmas Duets
– Aretha Franklin: This Christmas (DMI Records)
Tutti i dischi, sopra elencati, sono in uscita o appena usciti, ma il migliore, quello che senza di lui, neppure il Boss, avrebbe fatto arrivare a noi la sua versione di Santa Claus Is Coming to Town, quello che rimane IL DISCO ROCK’n’ROLL di Natale per antonomasia, è ancora: A Christmas Gift for You from Phil Spector.
Giusto per darvene un’idea in più:
This lavish holiday set has been called the greatest rock & roll Christmas album of all time. That’s an opinion that’s tough to argue with when you find yourself immersed in the massive sounds painstakingly crafted by legendary producer Phil Spector. His “wall-of-sound” technique is perfectly suited to the music of the season, as he proves with layer upon layer of piano, sleigh bells, buoyant percussion, and, of course, those legendary Spectorsound harmonies. The Crystals turn their sassy interplay into sheer magic on “Santa Claus Is Comin’ to Town,” The Ronettes stroll sweetly through numbers like “Sleigh Ride,” while Darlene Love delivers a real knockout punch with her yearning version of “Christmas (Baby, Please Come Home).” Sure to become the soundtrack for your holidays.
“This album has grown in stature over the years and has been reissued countless times. If you have to own a record to play half a dozen times during the festive season, then this is the one and only. Featuring the amazing Spector production together with Darlene Love, The Crystals, The Ronettes, BobB. Soxx And The Blue Jeans, even Leon Russell on piano and Sonny Bono on percussion, this is another timeless record that is unlikely ever to be surpassed as the greatest Christmas compilation of all time.”
Se non ricordo male, EMI, l’ha ripubblicato qualche anno fa. Buon Natale dunque.
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😉 this compilation is cool !!!
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Molto cool! 😉
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la compilation è very cool,ma forse Alien intendeva buon Natale rivolgendosi al mio amico idraulico che appunto si chiama Natale:-)))ah ah ah ah ah………..Alien a parte tutto pare Collovati o Gentile nei tempi migliori,marca stretto e gioca sempre di anticipo eh eh eh:-))Adesso cerchero’ una immagine di panettone e Santa Klaus e la mettero’ sul blog eh eh eh eh
ciauz
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non vorrei riaccendere la miccia ma non è questione di sedie… ha ragione alien per quanto mi riguarda in pieno. il giornale per conto mio non sarà mai Il Giornale. e con questo chiudo.
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il giornale è di parte concordo,ma con la crisi che c’è per i giornalisti,credetemi ne so qualcosa,non e’ che detto che chi ci lavora sia altrettanto di parte,ma chiudiamola qui ragazzi……..già mi fanno inkzzre quelli che scrivono boiate a Milano,figuratevi ……….in compenso,smoke on the water è un pezzo di storia del rock e la storia del brano senza dubbio e’ intrigante.Ma tirem innanz…….anzi visto che ogni tanto ci arrivano post dall’estero in inglese (b16 è ad Amsterdam ma è italianissimo)facciamogli vedere noi tutti che un pizzico di amore per la musica c’è pure in Italia,giusto?qui poi la stampa (cartaceo e o web che sia)ce lo prepariamo “fatto in casa” come le tagliatelle,sapori ed ingredienti semplici,gusto succulento anche grazie e soprattutto a voi amici blogger.Che siate benedetti 16 volte:-))))ah ah ah ah ah
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e secondo te B16 un qualsiasi Andrea Laffranchi è migliore di un Paolo Giordano ? (che comunque collabora anche con settimanali e mensili, ma questo a me non interessa, a me piace ciò che scrive e per quanto mi riguarda è una persona competente ed istruita) .
I gusti sono gusti OK !
Personalmente io cerco di non essere prevenuta a priori nei confronti di qualsiasi articolo mi trovo davanti. E non sto parlando di politica.
…there must be more to life than this 😉
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Se ci leggono questi giornalisti ci massacrano………cmq blog libero,libero pensiero…..ma viviamo MUSICANDO please:-)))Basta cosi ragazzi,ognuno legga cio’ che crede,buzzandmusic.com per primo eh eh eh a big hug
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Carneade! Chi era costui? Parafrasando Don Abbondio, Laffranchi chi? De che? Nun lo vedo. 😉
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