IL RITORNO DEL DUO FRANCESE
Daft Punk, Random Access Memories è low tech
L’album arriva ai recensori in un «hard disk» a prova di bomba. Ma la tecnologia del nuovo dei due robot si ferma qui
I Daft Punk in versione Random Access Memories
MILANO – L’occasione era più ghiotta che mai e dopo mesi, anzi anni, di anticipazioni abbiamo messo le orecchie su Random Access Memories, il quarto album dei Daft Punk arrivato in Italia dentro a una valigetta arancione a prova di bomba. Qui, ben protetto da un lucchetto a combinazione, arrivata tramite mail, c’era un Denon DN-F400. In gergo lo si definisce un solid state audio player, ovvero un lettore in cui la musica è salvata all’interno, su un hard disk. Impossibile copiarla o tirare fuori i file. Dopotutto la paura di eventuali furti e conseguente diffusione sul web è alta per cui meglio adottare precauzioni da carcere di massima sicurezza. E a quanto pare ha funzionato visto che tutti i supposti leaks giunti finora si sono rivelati delle balle.
MEMORIA CASUALE – Partiamo dal titolo, Random Access Memories, plurale distorto della RAM dei computer, che qui va inteso nel senso letterale di memorie ad accesso casuale e riassume la filosofia dietro al disco. Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter infatti sono saltati nel passato in modo del tutto caotico, cogliendo elementi che oggi ripropongono con una sola costante: la scarsa tecnologia. Chi si aspettava un album sulla scia di Homework, Discovery o Human After All si ricreda: qui il funky domina sovrano fin dalla prima traccia, Give Life Back to Music. Cori e controcori distorti dai vocoder fanno intuire un pizzico di Discovery, l’album di One More Time, che torna anche nella traccia seguente, The Gate of Love, con la sua batteria calda e smorzata.
Giorgio Moroder
LA TRACCIA ITALIANA – La terza traccia, Giorgio By Moroder, è un’autentica sorpresa. La voce di Giorgio Moroder che narra la storia della propria vita musicale, dell’incontro con il sintetizzatore, il «suono del futuro», si fonde con un tappeto di suoni che ricorda la disco anni ’70 del compositore e produttore di Ortisei. In questi nove minuti il disco prende quota e si parte per un viaggio che si chiude con l’orchestra che suona a ritmi serrati accompagnata da ben due batterie e il sintetizzatore che dà il meglio di sé. Sintetizzatore modulare ovviamente, lo strumento analogico che più di tutti ha contribuito allo sviluppo della musica elettronica permettendo suoni prima neanche lontanamente immaginati.
UNA BALLATA – Il tempo passa e siamo a Within, ballata classica con tanto di pianoforte e batteria che giocano con calma insieme alle solite voci distorte. Si dice che per gli effetti il duo sia ricorso non solo a sintetizzatori ma anche a microfoni d’epoca, registrando contemporaneamente su modelli degli anni Settanta e Ottanta alla ricerca della massima perfezione. Non si stenta a crederlo vista la maniacale precisione dei due francesi.
LA QUIETE DEI NERD – Un altro passo ed eccoci negli Ottanta con Instant Crush, collaborazione con il cantante degli Strokes Julian Casablancas. Il piede torna a battere, la penna diventa una bacchetta ma senza mai farsi coinvolgere in pieno. Casablancas accenna timide distorsioni alla chitarra ma nulla di più. L’accesso casuale ci riporta nel ’70 con Lose Yourself to Dance, realizzata con Pharrel Williams, cantante dei The Neptunes e dei N.E.R.D, ma soprattutto con Touch, settima traccia che sembra uscita direttamente da un musical.
ANCHE BRIAN DE PALMA – Qui la citazione colta è a portata di mano. Accanto al duo c’è Paul Williams, re del musical apparso in È nata una Stella con Barbra Streisand ma soprattutto nel ruolo dell’antagonista Swan ne Il fantasma del palcoscenico di Brian De Palma. Il suono distruttore, scomposto, ricorda propria le disavventure del film mentre il fronte lo-tech si arricchisce di due strumenti del lontano passato. Il primo è la lap steel guitar, chitarra che si suona da seduti che offre sensazioni di vibrato sentite mille volte nei film di fantascienza d’antan. Un’atmosfera rafforzata dalle Onde Martenot, uno dei primi strumenti elettronici della storia, un reperto del 1928 ripreso dallo space rock degli anni ’70 proprio per i suoi suoni da spazio profondo.
TEMPO DI MUSICAL – Di Get Lucky, primo singolo uscito dal disco non c’è nulla da aggiungere visto che ha fatto già il giro del mondo (stabilendo il record di streaming con Spotify), se non che fa da stacco per tornare al musical con Beyond, la nona traccia. Il piedino continua a battere ma non si sente la spinta ad alzarsi e scatenare tutta l’energia come si è soliti con il duo francese. Altra svolta con Motherboard, traccia strumentale che dal nome dovrebbe rappresentare il nucleo dell’intero disco. La scheda fondamentale in ogni computer è resa in musica con accenni di elettronica contemporanea che si ritraggono subito dopo nel funk. Niente di meglio che cambiare genere e con Fragment of Time ci catapultiamo negli ’80 dei Police. Un pop con qualche vocalizzo che farà la gioia dei nostalgici della generazione X. Qui incontriamo la voce di Todd Edward, cantante americano comparso anche nella traccia Face to Face di Discovery.
L’APOLLO 17 – Mancano due pezzi e dei vecchi Daft Punk non si è vista neanche l’ombra. Doin’ it right con Panda Bear degli Animal Collective è pop contemporaneo mentre l’ultima traccia, Contact, chiama in causa perfino l’Apollo 17, l’ultima missione spaziale ad aver portato un uomo sulla Luna. Al campionamento degli astronauti si aggiunge la batteria, poi il sintetizzatore, l’energia sale al massimo, saliamo verso il satellite e poi ancora più su. La Terra appare sempre più lontana, un puntino perso nello spazio, ma il disco è finito. Si torna a casa.
RITORNO A CASA – Tirando le somme, chi si aspettava qualcosa a là Daft Punk ne rimarrà deluso. Sembra quasi che i due musicisti robot abbiano voluto creare un film e non sarebbe neanche una novità. Già nel 2003 si erano cimentati con Interstella 5555: The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem, lungometraggio animato che metteva in scena l’album Discovery. Esperienza ripetuta tre anni dopo con Daft Punk’s Electroma, diretto dal duo ma con musica altrui, e infine con Tron Legacy di cui hanno composto la colonna sonora. Per farsi un’idea più precisa si dovrà aspettare il 21 maggio, data di uscita del disco, e c’è da giurarci che conquisterà le vette delle classifiche. Che lo meriti o meno.
Alessio Lana
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply