Questo disco è pieno di sospiri, anima e sincerità, anche il pubblico e la critica inglese lo hanno capito
Dicono che le favole non esistano più. Rebecca Ferguson ha dimostrato l’esatto contrario. Nata nel 1986 a Liverpool, di origini proletarie, è una ragazza madre di ben due figli, di cui uno avuto a soli diciassette anni. Nel precario mercato del lavoro di oggi, pochi assumerebbero una persona con una situazione così difficile. Infatti tentò due volte di partecipare al celebre talent show Xfactor Uk, senza riuscirvi. Poi, al terzo tentativo, le fu regalato un sogno. Si presentò con A Change Is Gonna Come di Sam Cooke: mai un provino fu così premonitore. Arrivò seconda, ma in quel gradino del podio spesso si è trovato il vero vincitore. I Jalisse lo sanno bene. Conclusa l’esperienza televisiva, la giovane Rebecca si è letteralmente ritirata negli studi di registrazione per scrivere i brani del suo album di debutto, con l’aiuto di una lunga lista di produttori e autori dal talento conclamato. Una stesura durata un anno intero, faticosa e a tratti straziante come spesso capita agli esordienti, ma che ha dato modo all’autrice di guardarsi in profondità, fino a raggiungere le emozioni più vere. In questo periodo Rebecca ha raccontato di aver toccato il cielo con un dito e, infatti, dopo undici mesi pubblica il suo personale paradiso: Heaven. Dieci brani brevi, dalla durata complessiva di poco più di mezzora in cui le influenze soul e blues si sentono, anche se mescolate con una (ormai quasi obbligatoria) elegante vena pop.
Il suo primo singolo è Nothing’s Real But Love, il cui titolo inizialmente potrebbe far pensare ad una melensa eco da classifica pop. Non è così, per fortuna. La sua voce è calda e sà trasmettere con onestà il concetto che sta alla base di tutto il suo lavoro: “Non il denaro, non una bella casa né una bella macchina, niente è meglio dell’amore”. Il brano è accattivante e rapido quanto basta per essere trasmesso in radio, minimale ma al tempo stesso profondo a sufficienza per stupire la critica anglosassone. Il disco continua con un altro brano particolarmente riuscito, Glitter & Gold, che ancora una volta invita a diffidare della ricchezza per pensare alla propria anima, all’amicizia e a tutto ciò che è realmente importante nella vita: “Losing your soul will cost you more, than that life you’re paying for, and all those friends you left behind, you might need them when it’s cold outside”. Rebecca prende molto dalle sue esperienze personali, come in Teach Me How To Be Loved, una toccante ballata che riprende il tema ipersfruttato dell’amore non corrisposto. Le ragazze single di fresco possono prepararsi sul letto con il viso che affonda sul cuscino. E Kleenex ringrazia. In Shoulder To Shoulder si parla di una coppia (neanche troppo in crisi) e dei quotidiani problemi che aleggiano sul suo percorso, quasi un tòpos nel quale tutti potranno riconoscersi almeno in parte. Di nuovo lo stesso tema dunque, l’amore, ma è proprio quello il nucleo attorno al quale ruota ogni altra cosa e ce lo ricorda Rebecca stessa con un illuminante aneddoto preso dalla sua esperienza personale: “La gente mi diceva sempre che i soldi non danno la felicità e io, che in casa non avevo nulla, neanche l’energia elettrica, non ci credevo. Ma ora che mi guadagno da vivere mi rendo conto che avevano ragione. Non importa quel che hai, se hai l’amore. So che suona dozzinale, ma l’amore è tutto”. Fairytale si discosta dagli altri pezzi, ha una sonorità quasi da big band e Rebecca abbandona in parte la sua dolcezza per librarsi in aria con più spensieratezza e libertà. Parla dell’ingenuità adolescenziale con cui si pensa al proprio principe azzurro anche se in fondo si è consapevoli che, quasi sempre, è frutto di una idealizzazione falsa e immaginaria.
La Ferguson si è costruita una credibilità dovuta alle vicessitudini passate, sfruttando in parte l’onda emotiva nata dal riscatto di una teen mom apparentemente relegata all’emarginazione, ma anche grazie alle sue interpretazioni televisive che man a mano sono divenute più sicure e determinate. Questo ha fatto sì che l’anima dell’autrice venisse a galla in tutta la sua autenticità. D’altra parte era questa la questione artistica che più di tutte ha voluto affrontare: “Mi sono rifiutata di ricantare alcune delle canzoni dell’album. Ho cantato ogni parola con la massima convinzione e non volevo rifarlo con il rischio di risultare meno sincera. Non mi importa se a qualcuno questo possa sembrare un atteggiamento divistico…Comunque, sono pronta ad affrontare i giudizi con coraggio. La cosa più importante è che dicano che sono credibile e sincera ”. Ha centrato l’obiettivo. Questo disco in effetti è pieno di sospiri, anima e sincerità, anche il pubblico e la critica inglese lo hanno capito, accogliendola con lodi e onori. E non voglio dire che queste dieci canzoni cambieranno la storia della musica, perchè non è così. Non abbiamo innovazioni, sperimentazione o tecnica vocale eccelsa (sebbene sia una cantante di tutto rispetto), al contrario, Rebecca ci presenta uno spaccato di vita reale e lo fa con parole nemmeno tanto originali, ma forse funziona proprio per questo, perchè la gente, prima di tutto, vuole emozioni e onestà. Finalmente un talent-show ha dimostrato di non essere solo una fabbrica di divi usa e getta, ma anche l’occasione per far emergere genuini artisti in grado di resistere al rapido scorrere del tempo.
di Roberto Azzi by myword.it
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