Burst Apart
The Antlers
Voto: 4 STELLE
Casa discografica: Transgressive
Anno: 2011
Eccone un altro che canta il falsetto, e sciorina devastanti malinconie, ma mi guarderò dal parlarne male. In effetti Jim Sielberman, il leader degli Antlers, è uno dei più bravi cantanti autori della sua generazione, con fragili profili di canzone che finiscono per catturarti, da qualche parte tra l’ebbrezza di un Jeff Buckley e il voluttuoso miele scuro dei Blue Nile.
Sielberman ha cominciato nel 2006, all’inizio gli Antlers erano giusto un’emanazione della sua mente poi sono diventati una specie più o meno solida di gruppo. In quella forma hanno trovato immenso successo con Hospice, uno dei dischi del 2009, con il catalogo Wertheriano che si diceva, leccandosi le ferite della vita con succo di soul pop solennemente intimista. Non era facile dare un seguito a quell’album ma Burst Apart ci riesce, con una serie di canzoni che il sensibile Jim non vede legate da un filo concept ma “comunque fotografano una stagione della mia vita: non un racconto lineare di qualcosa che è successo, piuttosto il segno che è cambiato il mio modo di pensare”. “Una sorta di Hospice rivoltato: là dove lunghe strisce di calmo rumore bianco legavano violenti sfoghi emotivi, Burst Apart muove pazientemente con sfarzosa solennità in fondo a cui si celano intensi turbamenti romantici.”
Chitarre temperate e tremolanti, sciabordio di percussioni, accurati intarsi di soft noise e sopra a tutto la meravigliosa voce di Sielberman, con le sue pene distillate in oro, argento, sogni. Mi piacciono Parantheses, una delle canzoni più tormentate, Every Night My Teeth Are Falling, che prova invece una trasfusione di sangue pop, ma più di tutte Corsicana e Putting The Dog To Sleep, dove con accenti diversi ritrovo la perduta anima di Paul Buchanan.
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