«La migliore punk, rock’n’roll, sex-pop glam band degli ultimi 20 anni», ha scritto il New Musical Express riguardo gli Suede. La solita esagerazione? Forse, ma la sfilata di grandi canzoni che martedì sera ha surriscaldato la O2 Arena di Londra qualche dubbio lo fa venire. Brett Anderson e compagni hanno chiuso nella capitale un breve reunion tour al termine del quale, ha dichiarato il cantante, valuteranno se proseguire o meno nella loro avventura insieme. Non per essere esterofili a tutti i costi ma, prima ancora che il concerto inizi, è impossibile non notare le decine di esercizi commerciali aperti intorno all’arena, mentre al Forum di Assago il massimo a cui si può aspirare è un pezzo di pizza allo Spizzico. Per non parlare del fatto che, inaugurato vent’anni orsono, il dinosauro milanese è ancora privo di metropolitana.
Ad applaudire gli Suede nel concerto più affollato della loro carriera si sono radunati fan non più giovanissimi (ridendo e scherzando, il memorabile album di debutto è uscito ben 18 anni orsono…) ma a dir poco eterogenei. Intorno a noi, nelle prime file, un morphing tra un giovane Alice Cooper e un Ronnie Wood circa 1980, vestito con un pellicciotto leopardato (e vi assicuriamo che anche in maglietta faceva molto caldo…), due sosia di Miki Berenyi dei Lush (per chi se li ricorda), un signore inglese portatore di una fiera beer belly e un rumoroso gruppetto di giapponesi, che notoriamente venerano il britpop come il loro padri venerano il prog italiano degli anni Settanta.
Gli Suede eseguono quasi per intero i loro primi tre album, decisamente il meglio della loro produzione. E il pubblico va giustamente in visibilio, perché è anche grazie a queste canzoni che la Gran Bretagna post grunge si è ripresa il suo ruolo di centro dell’universo musicale. Richard Oakes, così come per tutta la sua onesta carriera, non fa troppo rimpiangere Bernard Butler, il convitato di pietra della serata. Anderson ancheggia come ai bei tempi, sempre sexy, solo un po’ più misurato. La sezione ritmica (Mat Osman e Simon Gilbert) fa il suo mestiere e infine c’è il mistero Neil Codling. Il tastierista mostra lo stesso entusiasmo di un ateo invitato alla cresima del cuginetto, anche se con quel faccino può fare ciò che vuole, pensano le ragazze e i gay in sala. I grandi classici ci sono tutti, nessuno escluso, quindi non stiamo a liofilizzare la scaletta. I classici ci sono tutti. Punto. E gli Suede sono ancora vivi, nonostante non si guardino in faccia per tutto il concerto, ma a pensarci bene è sempre stato così. Pubblico entusiasta e assalto alle bancarelle del merchandising, dove il recente doppio best of costa solo 7 sterline. E qui viene di nuovo da essere esterofili.
DELROCK
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