Per iniziare una nota di colore, un brutto colore, il parcheggio auto del FuturShow Station di Bologna ha un costo di nove euro, sì diciottomila delle vecchie lire. Ogni ulteriore commento è superfluo. La serata è aperta dai Whigs, un terzetto di ragazzi provenienti dallo stato della Georgia, che non sono e saranno il futuro del rock’n’roll, ma profondono un discreto e confusionario impegno sulle assi di un palco sovradimensionato per il loro talento. Il palazzetto di Casalecchio di Reno è colmo per tre/quarti per l’unico passaggio italiano dei Kings of Leon, la band trefratellieuncugino che sta strapazzando ogni classifica di vendita nei paesi di lingua anglosassone e, loro sì, sono già il presente del rock. La stessa coltre di fumo che dalle nostre parti è diventata il marchio di fabbrica dei Pooh anticipa l’entrata in scena del quartetto. Sin dalle prime battute i Kings of Leon mostrano una compattezza e solidità incredibili, una vera macchina da musica e ritmo oliata e coesa, in due parole: una band con i fiocchi. La voce di Caleb è tonica al punto giusto con tutte le profondità e le intonazioni del caso, dietro le pelli Nathan è instancabile e i bicipiti tatuati guizzano che è un piacere, cugino Matthew alla chitarra solista conosce il mestiere e si permette di usare anche i denti per far godere il suo strumento, il giovane Jared al basso tiene bordone senza sbavature. Granitici, precisi, i Kings of Leon hanno di fronte a loro dei fans veramente fantastici – era da tempo che non mi accadeva di essere testimone di un affetto così puro, diretto e a prescindere – che hanno fatto tutt’uno con le canzoni proposte dal gruppo, cantando, ballando e sostituendosi ad esso quando nel bel mezzo di “Mary†è saltata l’amplificazione e il set è diventato improvvisamente acustico. Un’ora e mezza e una ventina di canzoni più tardi dei simil fuochi artificiali hanno chiuso lo show. Alzati i tacchi per lasciare il concerto la sensazione di avere assistito allo show di una band che “possiede†la musica e la antepone a qualsiasi cosa, di avere assistito allo show di una band – forse l’unica…forse la migliore – che ha raccolto l’eredità di tutte quelle correnti musicali che messe insieme formano la american way of rock dando l’impressione di proporre sempre la solita vecchia canzone, ma in realtà portando il confine un pochino più in là , con naturalezza, proprio come fanno i grandi o i predestinati. A voler fare le pulci in casa Kol e a voler criticare, si può sostenere che una maggiore varietà di registro nella proposta musicale avrebbe giovato allo spettacolo così come un maggiore calore nella gestione del palco, ma questa è una questione di carattere.
(Paolo Panzeri)
SETLIST
1.Crawl
2.Molly’s Chambers
3.Radioactive
4.Fans
5.Revelry
6.Mary
7.The Immortals
8.The Bucket
9.The End
10.No Money
11.Four Kicks
12.Notion
13.Pyro
14.On Call
15.Back Down South
16.Manhattan
17.Knocked Up
18.Use Somebody
Bis:
19.Closer
20.Sex on Fire
21.Black Thumbnail
ADESSO VERIFICHIAMO SE E’ VERO, MA L’AUTORE NON E’ UN CERTO ZANETTI DETTO FRANCO QUINDI POTREMMO ,FORSE ANCHE FIDARCI EH EH EH PS DOPO ARRIVANO FOTO FATTE DAL VIVO…..NON QUELLE DI 5 ANNI FA :-)PICTURES BY MADDY BUZZINA ,LE PRIME 4,CONCERTO BREVE E NEGLI STANDARD ,FOLLOWILL UBRIACOTTI……INSOMMA NON E’ CHE MI SIA PERSO GRANCHE’,ANCHE SE CI SI DIVERTE…….
Related Articles
6 users responded in this post
Tralasciamo il registro un po’ troppo retorico della recensione e diciamo che l’autore ha ragione quando scrive che la gestione del palco è stata un po’ così e che una maggiore varietà di registro avrebbe giovato. Il problema, però, è che il repertorio è quello e quindi c’è poco da fare… in ogni caso, i cavalli di battaglia sono stati suonati tutti o quasi.
Un concerto divertente che scivola via senza fatica. C’è di meglio, ma di sicuro anche tanto di peggio.
Rispondi
Una grande Ilaria,amica rocker oramai da un anno,ci da l’idea del live dei Kol ,senza infamia e senza lode ma comunque divertenti. Io rimando il mio giudizio,causa assenza inaspettata a questa estate,quando la band imperversera’ per l’europa nei vari Festival e forse saranno piu’ rodati. Mia figlia mi faceva notare la fila dei bicchierini e lo stato alticcio di Caleb e gli altri.Non sempre grandi dosi di alcool giovano alla musica. Diamogli tempo e pazienza,i fratelli Followill e il cugino hanno stoffa, vediamo se sapranno venderla al meglio.Ciao Ilaria,sei mitica. ps se hai delle foto inviacele pure e le pubblicheremo volentieri.
Rispondi
Mi dispiace, ma questa volta non avevo la macchina fotografica! Sono d’accordo sul discorso dell’alcohol, ormai nel 2010, quasi 2011, sarebbe ora di smetterla con l’idea che “poco lucidi è meglio”, non trovi??!
Buona domenica
PS. Grande sei tu 😉
Rispondi
giusto e grazie di tutto!!!
Rispondi
‘la sensazione di avere assistito allo show di una band che “possiede” la musica e la antepone a qualsiasi cosa, di avere assistito allo show di una band – forse l’unica…forse la migliore – che ha raccolto l’eredità di tutte quelle correnti musicali che messe insieme formano la american way of rock dando l’impressione di proporre sempre la solita vecchia canzone, ma in realtà portando il confine un pochino più in là, con naturalezza, proprio come fanno i grandi o i predestinati.’
Se l’autore del pezzo di rockol dovesse sentire LCD Soundsystem, Grinderman o Arcade Fire gli verrebbe un coccolone e il giorno dopo edificherebbe un tempio in loro onore visto lo ‘spreco’ di complimenti per una band onesta, ma quanto sovrastimata…e soprattutto senza ispirazione (sostituita da una sana attitudine commerciale) dal terzo album!!!!
Rispondi
…certi discorsi sono buoni per gli umani e gli stipendiati delle major, meno per dei e semidei del rock n roll, gente di cui non diresti mai c’e’ di meglio ma anche di peggio e soprattutto di cui non ti preoccuperesti mai di cosa e quanto hanno preso prima di salire on stage… ROCK ON!
http://www.youtube.com/watch?v=PEA6gzAAPfc
BUONA DOMENICA!
Rispondi
Leave A Reply