Vuole la leggenda che i Deftones abbiano trovato l’ispirazione per questo nuovo CD dopo averne gettato un altro nel profondo degli archivi quando mancavano solo gli ultimi ritocchi; si chiamava Eros, chissà se mai lo ascolteremo. Una mossa strana per una band mai troppo prolifica ma un gesto di saggezza; Diamond Eyes non valeWhite Pony, l’incubo reference di Chino Moreno e compagni, ma è un buon disco di sana costituzione rock che regala un piacevole ascolto anche senza troppi scarti di fantasia.
Sanno il loro mestiere di rock star, i Deftones, e stanno attenti a non uscire dalle convenzioni per non perdere consensi. In compenso conoscono le lingue e variano l’approccio: spari in faccia come all’inizio, una metallica colata lavica, torbide carezze come in Prince e anche miele, le brividose romanticherie di Beauty School e soprattutto Sextape.
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