C’è questa band che viene dal New Jersey e che dopo tre anni di onorata attività live decide che è il momento di pubblicare nello stesso anno, il 2009, prima un Ep e poi un album per intero, battezzandolo con il proprio nome. La band si chiama Real Estate e benché in tracklist figuri un pezzo chiamato Atlantic City non c’entrano proprio un bel nulla con il più noto dei figli del Jersey, Bruce Springsteen. I quattro Real Estate (Martin Courtney IV, Matthew Mondanile III, Etienne Pierre Duguay e Alex Bleeker) hanno una storia un po’ diversa da quella del Boss, storia che come per molti altri inizia al liceo per poi prendere una strada inaspettata, quella del successo. E oggi stiamo qui a dare una nostra opinione su un esordio che ha fatto parlare di sé mezzo mondo, da Pitchfork (nella sezione “best new musicâ€) a Rolling Stone. E forse non è un caso che un disco come Real Estate arrivi in un momento come questo, dopo che il 2009 si è chiuso nel segno di band come Grizzly Bear e Animal Collective e del loro indie pop psichedelico. Sarà che il ciclone revival vintage non si è ancora esaurito, fatto sta che continuano a nascere band che hanno fatto dei Sessanta (musicali) un modello imprescindibile da cui pescare a piene mani, chi dal pop più semplice e chi dal mondo colorato dei figli dei fiori. I Real Estate sono questo e molto altro, sono un po’ Beach Boys e un po’ Yo La Tengo. Sono la risposta (sub) urbana ai ritmi esotici dei Vampire Weekend e al folk dei Fleet Foxes, con cui condividono lo spirito libero e leggero anche se più velatamente Lo Fi. I dieci pezzi di Real Estate sono un buon esempio di indie pop estivo senza troppe pretese. Un album dal sapore nostalgico che si apre con “Beach comber†e “Pool Swimmerâ€, due pezzi che si sviluppano e prendono vita respirando come una Polaroid di cui mantengono gli stessi colori pastello. E l’aria si fa ancora più rarefatta nella ballata allucinante “Suburban dogsâ€, uno dei momenti più lisergici del pop contemporaneo. Atmosfera questa che permea l’intero album e che trova conferma in pezzi come “Blake lake†e “Atlantic City†o in “Fake bluesâ€, falso sulla carta ma non nello spirito. In “Green river†fanno la loro comparsa le chitarre acustiche in bella mostra per addensare un suono fino a qui fin troppo delicato e fare da apripista ai sei minuti abbondanti di “Suburban beverage†che prosegue il discorso iniziato in “Suburban dogsâ€. Il consiglio allora è quello di prendersi una pausa, stendersi e gustare questo breve ma intenso viaggio da fotografare in super8. C’è molto degli Stati Uniti di una volta in “Lets rock to the beachâ€, pezzo che lancia la volata per la conclusiva “Snow days†che chiude in crescendo con stile la prima volta dei Real Estate. Una prima volta molto più complessa e sorprendente di quello che inizialmente sembra dare a vedere.
(Marco Jeannin)
TRACKLIST “Beach comberâ€
“Pool swimmerâ€
“Suburban dogsâ€
“Black lakeâ€
“Atlantic Cityâ€
“Fake bluesâ€
“Green riverâ€
“Suburban beverageâ€
“Let’s rock the beachâ€
“Snow daysâ€
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