Beatles, la rivoluzione continua
Tredici album in ‘alta fedeltà ‘
I Fab Four come neanche loro si sono mai sentiti. Tra le novità rimasterizzate anche quattro lp per la prima volta in versione cd. E nelle confezioni anche foto inedite, note storiche, mini documentari e conversazioni in studio
Roma, 8 settembre 2009 –Dudundun… “I Saw Her Standing Hereâ€. Il basso bombato Hofner di Paul gorgoglia tonico sotto un Mersey Beat molto più alcolico della birra normale. I Beatles come nemmeno loro si erano ascoltati mai. Almeno su disco. L’effetto “studio live†che pulisce delicatamente le originali registrazioni analogiche con le tecnologie più moderne, senza banalizzare una confusione sonora geniale, figlia degli strumenti e degli studi di allora (dell’approccio contemporaneo di George Martin e John Lennon).
Tredici album rimasterizzati in stereo, i primi quattro per la prima volta su cd, confezione in digipack a tre ante con copertine e grafica originale Parlophone, foto inedite, nuovi booklet (libretti), note storiche. E ancora mini documentari di 2-3 minuti in ogni cd, conversazioni in studio dei Beatles. I due album collection “Past Maters Vo.I e II†in un doppio cd. Per i puristi, non necessariamente in alternativa, un box con le versioni originali in mono (edizione limitata). La rivoluzione continua con la pubblicazione del primo videogame interattivo “The Beatles: Rock Bandâ€, realizzato da Harmonix per Mtv Games.
Shalalala, lacrime tremule e brividi in cuffia. “Please Please Me†è il primo assaggio. Basso e chitarre fuori, batteria più precisa con i giusti colori di pelli, cimbali e legni. Voci con colori naturali, nella deliziosa “Do YOu Want To Know a Secretâ€. Nella bellisima “Ask Me Whyâ€. Perché “I Saw Her Standing Thereâ€, “Miseryâ€, “Please†e “Love Me Do†sono mito e storia. Come la cover postmoderna di “Twist and Shoutâ€. L’irresistibile baraonda di “All My Loving†ha un senso più compiuto, nel progressivo distacco dei Fab Four dal loro tempo. Che crooner Paul in “Till There Was Youâ€. Veloce e black è “Please Mister Postmanâ€, ruvido blues’n’roll “Roll Over Beethoven†di Chuck Berry, versione biscotti doppio burro all’ora del tè. La chicchetta: “Not a Second Timeâ€.
Salvo è quel suono inventato da George Martin, che sfruttava le incerte tecnologie del tempo per definire un mondo magico e virtuale. Approccio molto contemporaneo e colto-primitivo, che affascinava Lennon e forse anche McCartney. Già dalla prima orma dei giganti in “A Hard Day’s Nightâ€, dove il drumming preciso e bambino fa vera tenerezza. E si svela un altro piccolo mistero della fede: il chitarrismo minimalista e unico di George. L’armonica a bocca di “I Should Have Known Better†è un tuffo che apre a fisarmonica la memoria del cuore. La scrittura nuova, dal punto di vista degli accordi e dei passaggi armonici, balbetta in “If I Fellâ€, il tutto quaglia in “And I Love Herâ€. “Tell Me Why†e “Can’t Buy Me Love†la loro idea fulminante di rock. “Any Time At All†un motivetto strano. “Things We Said Today†il più moderno. Meraviglioso è l’ascolto di “Beatles for Saleâ€, da “I’m Loser†a John che affronta “Rock and Roll Music†di Berry, la graziosa dichiarazione d’amore di “Eight Days a Weekâ€. E non è il miglior album dei quattro.
Help! Da qui in avanti quasi tutto è perfetto e rotola felice nei padiglioni del suono. John non aveva ancora cantato come in “You’ve Got to Hode Your Love Awayâ€, spudoratamente dylaniana. Ascolta forse i primi Beach Boys “You’re Going to Lose That Girlâ€. Notevole il lavoro sporco, in controtempo, di Ringo in “Ticket to Rideâ€. Altrove indica il loop ritmico ai Prodigy. Tagliato di risonanze alte, su piatti e charleston, è perfetto. Senza sporcare di rumore molesto la bellezza e l’equilibrio dei temi (anche Miles odiava i batteristi…). “Yesterday†e “Dizzy Miss Lizzy†sono i due corni eventuali del problema. “Rubber Soulâ€, “Revolverâ€, “Sgt. Pepperâ€, “Magical MIstery Tourâ€, “The Beatles†(il doppio bianco), “Yellow Submarineâ€, “Abbey Road†sono le altre tappe di un’affascinante riscoperta. Fino a “Let It Beâ€. “I’ a Walrus†e “Come Together†arrivano strabilianti, come “While My Guitar Gently Weepsâ€. Gli archi sono corde vibranti, gli ottoni luccinano con un timbro colto e distinto. La mano di George Martin, che non ha partecipato al lavoro. Quel che resta dei Beatles, eredi compresi, ha ricevuto l’opera in stereo senza fare commenti. In fondo, è come rivedersi allo specchio.
di Marco Mangiarotti
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