Eppure lo sapevo.
Qualcosa dentro mi diceva che il “360° Tour†sarebbe stato uno di quegli eventi destinati a cambiare il corso della musica live… d’ora in poi il rock negli stadi non sarà più lo stesso!
Sto cercando di mettere insieme qualche riflessione a qualche giorno di distanza dagli eventi, non è facile descrivere quello che significa vedere gli U2 dal vivo, non stavolta.
La prima parola che mi viene in mente è calore. L’esatto opposto di freddezza, cioè la sensazione che normalmente si prova (a volte più, altre meno) quando si assiste ad un concerto in uno stadio. Quello degli U2 è stato un concerto in un pub, un pub che al suo interno contava 80.000 persone!
Tutti i giornali hanno fatto a gara a sottolineare la scenografia, il gigantismo del palco, gli effetti speciali. Non fraintendiamoci, appena sono entrato a San Siro e ho visto “The Claw†ho avuto un mancamento, ma la bellezza della concezione di questa scenografia futurista sta nel fatto che la conformazione scenica non fa altro che mettere ancora più in risalto i due elementi cardine dei live di Bono e soci: la musica e il pubblico. Mai come stavolta una cosa sola!
Gli U2 si divertivano come pazzi a percorrere il palco in lungo e in largo, erano parte integrante degli 80.000 di San Siro. Loro che un palco del genere lo tengono meglio di chiunque altro.
In Bono convivono due anime, il predicatore che ricorda Aung San Suu Kyi e cazzia Berlusconi sull’Africa e la rockstar con la giacca piena di laser rossi che canta “Ultraviolet†appeso al suo microfondo-volante. E per uno strano equilibrio cosmico la cosa funziona tremendamente bene dal vivo. Anzi, un concerto degli U2 non sarebbe tale senza uno di questi due elementi.
Aiuta anche aver dato alle stampe un ottimo album e soprattutto aver concepito una grande scaletta. Sentire “Party Girl†a San Siro è stato come fluttuare nelle zone di Red Rocks per cinque minuti, così come è stato esaltante partecipare a quel mini-rave di metà concerto che è il nuovo arrangiamento live di “I’ll go crazy if I don’t go crazy tonight†(bellissimo il filmato sul maxischermo con i quattro che facevano andare su e giù la testa!).
Ma forse la cosa ancora più bella è stato ascoltare gli U2 improvvisare, fare confusione su “Electrical stormâ€, vedere Bono dire gli accordi a The Edge ed ispirato dal momento partire a cantare “Stand by meâ€â€¦ Lontani dal perfezionismo che impongono certe produzioni milionarie, hanno ricordato a tutti cosa significa suonare dal vivo, hanno ripagato in pieno il prezzo oneroso del biglietto, confermando di fatto di essere la più grande rock band degli ultimi trent’anni, che lascerà alle spalle un vuoto ora come ora incolmabile una volta uscita di scena. Nessuno è come loro…
E forse il momento da isolare più di tutti è stata l’esecuzione di “The unforgettable fireâ€, lo schermo che disegnava percorsi astrali e il suono U2, mai così cristallino e compatto, risuonare a 360 gradi portando in scena quello che è davvero, a tutti gli effetti, un fuoco indimenticabile.
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