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Il ritorno di Tina Turner,
la leggenda ruggisce ancora
In Europa lo show dei 50 anni di carriera. “Sono tornata grazie a Sofia Loren”, spiega la cantante. In Italia non verrà : uno spettacolo troppo costosto per i nostri palasport
                                                                    di Andrea Spinelli quotidiano nazionale
Arnhem (Paesi Bassi), 23 marzo 2009 - Quando te la trovi lì a ringhiare i suoi “sogni selvaggi†come fosse ancora la pupa di Ike o la “foxey lady†del rock’n’roll, non puoi che provare una punta di amarezza per l’occasione perduta di applaudire ancora una volta Tina Turner in Italia con questo suo monumentale 50th Anniversary Tour. A causa dei costi esorbitanti, infatti, lo show varato a Kansas City lo scorso ottobre sullo slancio autocelebrativo del mezzo secolo di carriera e dall’antologia “Tina! Her greatest hits†incrocia altre strade. Ieri e l’altra sera era sotto i riflettori dell’immenso Gelredome di Arnhem, in Olanda. Ma coi numeri c’è poco da fare.
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«Anche i nostri palasport più grandi hanno una capienza inferiore di due-tremila posti rispetto a quella delle principali arene europee; e questo finisce col renderli incompatibili a spettacoli troppo costosi, salvo praticare la politica dei prezzi impossibili» spiega Adolfo Galli, agente degli ultimi tour italiani della Turner. «Per pareggiare le spese di questo show in una struttura come il Forum di Assago, ad esempio, avremmo dovuto far pagare biglietti tra gli 80 e i 200 euro e visti i tempi che corrono non ce la siamo sentita».
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Peccato questa rentrée dell’ex Acid Queen dopo otto anni di latitanza dai palcoscenici e la solenne promessa di ritirarsi per sempre nel suo dorato buen retiro svizzero ha davvero l’aria di essere l’ultima. Anche se lei ha imparato ad andarci cauta con gli addii. «Non è facile chiudere una carriera come la mia, almeno finché il fisico regge» ammette, civettando su quei 69 anni portati con baldanza. «Le cinquantenni di oggi hanno la vitalità delle quarantenni di ieri, e pure i sessanta non sono nulla se ti prendi cura del tuo corpo e del tuo spirito». Insomma, per la leggendaria minigonna rossa non è ancora arrivato il momento della naftalina anche perché quelle gambe che hanno stregato i sogni più inconfessabili di un’intera generazione non sembrano dare segni di cedimento.
«Quando mesi fa ho cantato ‘Proud Mary’ con Beyoncé alla cerimonia dei Grammy e ho pensato indossare i pantaloni; sapevo d’essere elegante, ma appena sono salita sul palco il pubblico s’è ammutolito. Mi sono chiesta dove avessi sbagliato». Certo, per tirare il fiato tra una canzone e l’altra, Tina gioca col pubblico, lascia ampio spazio alla band del tastierista Ollie Marland, si concede un intervallo di 40 minuti, ma quando afferra il microfono per ruggire cose come “Addicted to love†o “The best†è davvero la “private dancer†tutta rossetto e parrucca leonina di un tempo.
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Potendo contare su una band di valore trascinata dalla ritmica del batterista Jack Bruno e dalla chitarra di John Miles (sì, quello di “Musicâ€), lo show passa dal rock a tinte forti di “Steamy windowâ€, “Typical male†o dell’omaggio agli Stones di una “Jumpin’ Jack Flash†fusa con “It’s only rock’n’roll (but I like it)â€, al soul di “I can’t stand the rainâ€, “Undercover agent for the blues†e di quella “Helpâ€, strappata al songbook beatlesiano per farne una ballad romantica quasi gospel. Il tutto ricorrendo al costume indossato nel film Mad Max III per cantare “We don’t need another hero†e a un’elegantissima vestaglia nero-oro per uscire da un gigantesco occhio meccanico sulle note di “Goldeneye†col contorno sugli schermi di Bondgirls in silhouette come quelle ideate da Maurice Binder per i primi film di 007.
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«La cosa più straordinaria è che possa ancora permettermi spettacoli così» spiega la cantante di Nutbush, Tennessee, all’anagrafe Anna Mae Bullock, convinta a questa rentrée da Oprah Winfrey e dall’amica Sophia Loren, che ad una sfilata milanese di Armani le disse: «Tina, cosa fai ancora casa? Torna a lavorare, il pubblico ti vuole». «Fu un’esortazione salutare» ammette. «Non vedevo i miei musicisti da otto anni e quando ci siamo ritrovati tutti assieme nella stessa stanza è stato come entrare nella capsula del tempo. Sono bastati un paio di sguardi del tipo “eccoci ancora qua, chi l’avrebbe mai detto?†per ricominciare a lavorare con lo spirito di sempre».
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E’ stata la Turner stessa a scegliere Arnhem per trasformare questo suo ultimo show in dvd con la complicità del regista David Mallet. L’arena olandese è in realtà uno stadio coperto che, grazie ad un avveniristico prato da calcio su pedana mobile, può trasformarsi all’occorrenza in un palazzo dello sport da 35 mila posti. Quelli stipati per due sere di seguito fino all’ultimo, nonostante biglietti dai 79 euro in su.
di Andrea Spinelli
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zuchi e melon a la sò stagion……..però non ruba niente a nessuno…..certo che per ascoltare la parrucca e veder col lanternin “le Campe di una pella Tonna” con 69 pieghe sul cuore, si scuce come per una…..trompata? vuol dire che la crisi non è nella chiusura delle caserme ma …… nell’alzapandiera.Daghe de tacco …daghe de ponta………ecc ecc….scussate lo SFocco!
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PRECO PRECO SI FIGURI HERRN MELO……LA TIGRE RUGGISCE FINCHE’ NON APPASSISCE…….MA FINCHE’ LA GA TIENE BOTA,OSTREGHETA,LA CANTA ECOME SE LA CANTA ORCO CAN….PREGO PER LO SFOCCO,MEGLIO QUI CHE SULLA PELLE :-)))SALUTASSE IL BRENNERO CHE IO LE SALUTASSO IL COLLE DI GABICCE MONTE………..eh eh eh
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